Perché Berlusconi parla ai gazebo, perché si abbiglia con la maglietta in modo così ostentatamente popolare? La spiegazione corrente è quella che lo abbia fatto per volontà di invadere lo spazio degli alleati. Non è così. Lo spazio del centrodestra rischiava di erodersi sotto il peso del rigetto della politica e della democrazia che questo governo ha generato. Vi era il rischio che corresse la voce comune «sono tutti uguali», che la sfiducia nella democrazia (e la sfiducia nella politica è la sfiducia nella democrazia) invadesse anche il popolo della libertà. Esso poteva ritenere inutili le sue lotte che, dal '94, non riuscivano a cambiare il sistema di potere al di sopra della politica che pesa sul Paese.
Siamo un popolo infelice, dicono gli amici americani: il che mostra quanto siano cambiati nei giorni i rapporti tra i due Paesi dopo che Prodi è venuto al posto di Berlusconi. E gli americani hanno nella loro dichiarazione dei diritti il principio che la democrazia rende felici. Quando il popolo si convince che sulla democrazia e sul suo voto c'è un potere che determina i risultati anche quando sono evidenti, in esso nasce un'infelicità collettiva che oggi si sente nell'aria.
Non sono soltanto gli americani: anche il sociologo per eccellenza delle istituzioni, Giuseppe De Rita, usa per la prima volta toni negativi nel suo rapporto Censis e applica all'Italia categorie mai usate come poltiglia e mucillagine.
È stato un colpo contro la democrazia non prendere in conto che la Casa delle libertà aveva nelle elezione del 2006 la parità dei voti con Ulivo-Unione. Interpretare, come ha fatto Prodi, quei risultati come la sconfitta del berlusconismo, da lui teorizzato come pericolo pubblico, non voleva soltanto discriminare Berlusconi, ma soprattutto il popolo che lo ha votato per tante volte. Cancellare tutte le leggi di Berlusconi come se fossero democraticamente pericolose non nuoceva a Berlusconi, nuoceva al suo popolo. Voleva dire che il solo voto che contava era quello per la sinistra e che mezzo Paese poteva essere discriminato per una scelta di una ristrettissima maggioranza. Una scelta così unilaterale ha messo in pericolo la democrazia; gli elettori che non votano a sinistra si vedono ridotti a cittadini di seconda classe, il cui voto del 2001 può essere integralmente annullato nel voto del 2006. La scelta della maggioranza è stata un colpo di Stato. Inutilmente il presidente della Repubblica invita alla concordia quando anche la sua elezione è stata una elezione di parte e l'opposizione non ha avuto alcuna carica istituzionale. È contro la democrazia ridurre al silenzio politico una quasi maggioranza del Paese.
Occorreva mostrare che siamo con il popolo i cui voti non contano, il popolo che si sente ridotto a minoranza obbligato a obbedire tacendo e a pagare le tasse che Padoa-Schioppa impone e Visco realizza. Questo popolo deve accettare l'insicurezza nelle strade, l'immigrazione illegale, la pressione fiscale stabilita per principio morale dal governo come una realtà su cui si misura l'integrità etica del cittadino.
Non credano Bossi, Fini e Casini che i gazebo siano nati per portare via voti a loro. Berlusconi ha portato l'onere di rappresentanza del popolo, lo ha incorporato con il suo singolare carisma, ha dato voce e volto al popolo dei partiti che erano stati soppressi dall'invasione delle istituzioni, in particolare dalla magistratura milanese. Se anche sul centrodestra fossero scese l'antipolitica e l'antidemocrazia, sarebbero anche qui nati i fenomeni alla Grillo, si sarebbe aggravata la rottura tra popolo e Stato. Allora anche il voto a Lega, An, Udc, si sarebbe ridotto, perché il consenso a questi partiti è legato all'alleanza con Forza Italia, cioè al carisma di Berlusconi. Creando i gazebo e indossando la maglietta, Berlusconi ha voluto legittimare il popolo frustrato nel suo voto dalle scelte delle istituzioni, ha voluto impedire che l'antipolitica travolgesse anche il popolo della libertà.
Gianni Baget Bozzo
bagetbozzo@ragionpolitica.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.