La Gdf irrompe a Palazzo Marino Nel mirino cento «super nomine»

Sette mesi di inchiesta condotta in silenzio, ricostruendo casella dopo casella gli organigrammi del Comune di Milano, analizzando mansioni, curriculum, capacità vantate e capacità effettive: ed arrivando alla conclusione che la rivoluzione del management cittadino voluta da Letizia Moratti si è tradotta in una rimozione della «memoria storica» dell’amministrazione cittadina. È questo il cuore dell’indagine che ha portato ieri carabinieri e finanzieri nell’ufficio del sindaco, e che ha fatto finire la Moratti, Borghini e tre top manager di Palazzo Marino nel registro degli indagati. Perché alla Procura di Milano, non sembra affatto che nel passaggio dal vecchio al nuovo, dai burocrati di lungo corso ai consulenti, la città ci abbia guadagnato. Anzi.
Ma di che cariche si tratta? Su quali gangli della cosa pubblica milanese si è concentrata l’attenzione del pm Alfredo Robledo? L’ossatura dell’inchiesta è quasi sicuramente ancora l’esposto inviato in Procura in febbraio dal consigliere comunale Basilio Rizzo.

Ma è certo che Robledo è andato più in là: alle 68 nomine «sospette» indicate da Rizzo se ne sono aggiunte, nella ricostruzione della Procura, un’altra ventina almeno. Tutti casi in cui il curriculum non sembra giustificare la corsia preferenziale per l’assunzione. (...)

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