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Gelmini: "Taglieremo 54mila poltrone. È poco?"

Il ministro: "Pensioni da riformare. La Lega ci ripensi". E ai dissidenti Pdl: "Siate realisti, non ci sono scorciatoie". Berlusconi ha offerto soluzioni: una manovra da statista. Con l'Udc e il Terzo Polo possiamo trattare sul quoziente familiare

Gelmini: "Taglieremo 54mila poltrone. È poco?"

Roma
Ministro Gelmini, cosa pensa di questa manovra?

«Come ministro l’ho votata con piena convinzione. Leggo in questi giorni proposte di intervento francamente molto deboli nella loro efficacia. Mi permetto di citare la domanda che Benedetto XVI ha rivolto ai giovani: a cosa siamo disposti a rinunciare per il bene comune? È proprio questo il punto: fare sacrifici nell’interesse generale per perseguire un grande obiettivo».
Non teme che questi sacrifici possano far vacillare le certezze del vostro elettorato?
«Credo sia fondamentale comunicare un messaggio: dalla crisi può uscire un’Italia più forte. Ma questo avverrà soltanto se sapremo cogliere l’opportunità di questo momento così difficile per fare interventi profondi nel tessuto dello Stato».
L’immagine di Berlusconi non rischia di subire un contraccolpo?
«Tutt’altro. È vero che la sua figura evoca naturalmente ottimismo e capacità di sognare. Ma in questa fase Berlusconi ha dimostrato di avere una natura da statista. Non si è tirato indietro di fronte alle difficoltà, ci ha messo la faccia e ha offerto risposte serie e concrete in tempi rapidi gestendo un grave momento di crisi. Non credo proprio che Bersani, Vendola o Di Pietro avrebbero avuto la forza di agire così velocemente in quattro giorni ottenendo il plauso europeo e l’acquisto dei titoli di Stato».
Qualcuno legge in questa manovra un tradimento del grande patto liberale del ’94.
«Quella di Berlusconi non è certo una scelta politica. Non dimentichiamo che questo intervento nasce da una lettera della Bce e dalla crisi dei mercati, con Europa e Stati Uniti a rischio default. Se si esce dagli umori del momento non è difficile comprendere che se il premier riuscirà a raggiungere il pareggio di bilancio, oltretutto inserendolo in Costituzione, farà qualcosa che si leggerà nei libri di storia».
Se lei potesse, come cambierebbe la manovra?
«Mi consenta di fare un esercizio inverso. Quale altra manovra nella storia d’Italia ha inferto un colpo di scure così pesante sui costi della politica e della burocrazia? Quale altra manovra ha tagliato 54mila poltrone, dimezzando il numero dei consiglieri provinciali e ridotto del 70% i beneficiari di auto blu? Senza dimenticare misure riformiste come la svolta liberale nel mercato del lavoro, la possibilità di contrattazione decentrata e la privatizzazione dei servizi pubblici locali».
Molti parlamentari del Pdl, però, promettono scintille in Parlamento.
«Stimo il professor Martino, Crosetto e i colleghi che hanno sollevato critiche. Il dissenso però fa più notizia del consenso e sono molti di più quelli favorevoli alla manovra, Da Romani a Frattini, dalla Brambilla alla Santanchè a Saglia per citarne solo alcuni. Tutti in linea con la posizione espressa dai capigruppo. A tutti vorrei dire che questo è il tempo del realismo, che le proposte si possono affinare ma non esistono scorciatoie miracolistiche. Dobbiamo tenere presente che abbiamo margini temporali ristretti e rischiamo di perdere il buono che c’è nella manovra se finiamo nella palude nei distinguo».
Sarà Angelino Alfano a incaricarsi di trovare la sintesi dentro il Pdl?
«Certamente. E sono sicuro che se si eviteranno i toni da crociata si troverà facilmente l’armonia interna».
Ministro Gelmini, ma c’è qualcosa che non le piace della manovra?
«A saldi invariati qualcosa che può essere migliorato ovviamente c’è. Magari anche con la collaborazione di Udc e Terzo Polo che stanno dimostrando capacità di rinunciare alla speculazione politica per concorrere a scelte serie nell’interesse di tutti».
Pensa al quoziente familiare?
«Sì, credo che la proposta di Casini di modulare il contributo di solidarietà in base al numero dei figli stia trovando ampi consensi al contrario di quella sui capitali scudati che non condivido affatto».
La Lega insiste nel respingere ogni ritocco all’età pensionabile. Cosa pensa di questa rigidità?
«Personalmente sono favorevole all’innalzamento dell’età pensionabile e a un patto tra generazioni che preservi i diritti dei più giovani. Credo che se lasciassimo tutto invariato perderemmo un’occasione storica. So perfettamente che esiste un vincolo di maggioranza ma spero che la Lega ci ripensi.

Se Berlusconi riuscisse a trovare la quadra con Bossi anche su questo punto sarebbe davvero straordinario».

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