Gelosia, speranza e vendetta Come sono umane queste bestie

Il primatologo Frans de Waal racconta le passioni che dominano nel mondo della natura. Cioè il nostro...

Gelosia, speranza e vendetta Come sono umane queste bestie

Frans de Waal si occupa di primati: scimpanzé, bonobo e... umani. Olandese, da venticinque anni lavora allo Yerkes National Primate Research Center vicino ad Atlanta, in Georgia, dove insegna alla Emory University. L'approccio di De Waal è chiaro: gli animali hanno emozioni, come gli umani; e hanno più o meno le stesse emozioni (Darwin lo aveva intuito, ma su questo punto è stato ignorato a lungo). Per De Waal, a differenza di quanto affermato da molti colleghi comportamentisti, non esistono emozioni «di base» o «puramente umane»: «La mia proposta è dunque che tutte le emozioni siano da considerare biologiche ed essenziali» scrive in L'ultimo abbraccio (Cortina, pagg. 390, euro 28), un viaggio affascinante fra scimpanzé, bonobo, elefanti, topi, pappagalli, pesci, cani, macachi che, oltre a regalare aneddoti e curiosità gustosissimi, non è fine a sé stesso, perché, proprio osservando i comportamenti diffusi in natura, si possono fare riflessioni molto interessanti su «Cosa dicono di noi le emozioni degli animali», come spiega il sottotitolo. E si intuisce, fin da subito, come dicano moltissimo.

NON SOLO HIPPIE

Da bravo figlio dei fiori, negli anni Settanta De Waal si rifugiò fra gli (...)

(...) amati scimpanzé per tenersi alla larga dalla sete di potere e dalla gerarchia sociale degli umani. Salvo accorgersi, grazie alle sue capacità di osservatore e al riconoscimento dei pattern (cioè gli schemi) di comportamento, di due cose: primo, «nella colonia di scimpanzé che studiavo ogni giorno, tutte quelle tendenze reazionarie - forza, ambizione e gelosia - erano chiaramente molto presenti»; secondo, «ho iniziato a notare le competizioni accese per la posizione, la nascita di coalizioni, i favoritismi e l'opportunismo politico - nel mio stesso ambiente». Hippie power.

RICONCILIAZIONE

È il terreno di studi di De Waal, anche se quando cominciò, negli anni '70, i colleghi lo guardavano malissimo. «La scienza considerava gli animali in base a un modello hobbesiano: violenti, competitivi, egoisti e mai davvero buoni». Parlare di perdono, pacificazione e compromesso sembrava qualcosa di «romantico», «da deboli». Invece la riconciliazione tiene insieme le società, e questo vale per i ratti, i delfini, gli elefanti, i lupi, gli uccelli. E per gli scimpanzé: due grossi maschi che litigano, dopo essersi azzuffati si avvicinano e iniziano a farsi un grooming reciproco, un mix fra pettinatura e spulciatura, insomma una toelette molto affettuosa... Se non riescono da soli a riappacificarsi, può pensarci la femmina alfa del gruppo: così avveniva nel caso di Mama, una vera matrona, capace di dominare femmine e maschi e di «trascinare» fisicamente un litigante verso l'altro, per ristabilire la serenità. In quanto «mediatrice esperta», qualche volta erano i maschi stessi a cercarla, se non riuscivano a smettere.

RISATE

Ci sono quelle vere, come quelle rumorose dei ratti quando si fa loro il solletico, e quelle «pianificate», come i sorrisetti delle scimmie per mostrare sottomissione al più forte.

EMPATIA

Il saggio di De Waal si intitola L'ultimo abbraccio perché prende spunto dall'addio commovente di Mama, la matriarca della colonia di scimpanzé del Burgers' Zoo di Arnhem (Paesi Bassi) a Jan van Hooff, il professore che conosceva da quarant'anni. Gli scimpanzé sono in grado di identificarsi con l'altro, sia per divertimento (per esempio, imitando un difetto fisico o un comportamento che ne deriva), sia per altruismo. Provano una «preoccupazione empatica». Così raccontava la primatologa russa Nadia Ladygina-Kohts del suo scimpanzé adottivo, Joni: «Se faccio finta di piangere, chiudendo gli occhi e versando lacrime, Joni interrompe immediatamente il suo gioco o qualsiasi altra attività, e corre in fretta verso di me, tutto eccitato e turbato». Da notare che, altrimenti, anche se sollecitato più volte, Joni non si muoveva. Vi ricorda per caso il comportamento di un bambino? Due elefantesse thailandesi, Mae Perm e Jokia, erano amiche inseparabili. Jokia era cieca. Mae Perm non l'abbandonava un istante e, se l'amica si spaventava, «emetteva versi rassicuranti simili a cinguettii e carezzava Jokia con la proboscide».

CRUDELTÀ

L'altra faccia dell'empatia è la crudeltà. Bisogna immedesimarsi nell'altro, per capire che cosa faccia più male. Gli scimpanzé possono tormentare animali più piccoli, come galline o scoiattoli, o i loro stessi compagni. E sono capaci di scontri sanguinosi, violenze in cui massacrano l'avversario deliberatamente, fino ad ucciderlo. Fra i nostri parenti primati ci sono assassini e calcolatori senza scrupoli.

ALTRUISMO

Se un ratto vede un compagno intrappolato, per esempio in una vaschetta di vetro, tenta di liberarlo: in pratica sente lo stato di angoscia dell'altro, e cerca di porvi rimedio. Se però gli studiosi somministrano al topo libero sostanze «rilassanti», che impediscono di percepire lo stress, allora il topo non cerca più di aiutare il prigioniero. Fra le scimmie antropomorfe c'è chi mette a rischio la propria vita per salvare compagni o cuccioli finiti in acqua.

GRATITUDINE

Le grandi scimmie condividono il cibo con chi è stato gentile con loro. Wounda, una femmina di scimpanzé salvata da Jane Goodall in Congo, al momento di essere lasciata in libertà è tornata indietro per abbracciare tutti coloro che l'avevano curata e nutrita. Balene e delfini spiaggiati o incastrati nelle reti «ringraziano» con delle spintarelle gli umani che li liberano. Mark Twain: «Se raccogliete un cane affamato e lo rifocillate, non vi morderà. Questa è la principale differenza fra il cane e l'uomo».

VENDETTA

Chi sa ricordare il bene, ed essere grato, sa anche ricordare il male, e aspettare il momento giusto per vendicarsi. Accade anche negli zoo, fra le scimmie e i visitatori, o fra le comunità stesse. Se subiscono un torto da un superiore, i macachi si rifanno su un parente dell'aggressore di grado inferiore: la gerarchia non viene infranta, ma il danno è risanato.

PERDONO

I maestri della riconciliazione sono i bonobo, che risolvono i problemi con il sesso. Vivono in una società matriarcale e sono così pacifici da sembrare che la natura li abbia creati apposta come totem per la sinistra liberal (o per le femministe). Eppure esistono davvero, e i loro comportamenti, improntati al relax e al ben vivere con gli altri (oltre che ai piaceri sessuali) sono la prova della possibilità di «un'altra via» dell'evoluzione. Differenza principale fra i bonobo e gli scimpanzé: «Mentre gli scimpanzé risolvono problemi legati al sesso ricorrendo al potere, i bonobo risolvono problemi legati al potere ricorrendo al sesso».

DISGUSTO

La repulsione è comune nelle scimmie antropomorfe, nei ratti, nei gatti, nei cani. Esiste anche un disgusto morale, per esempio verso chi non si mostra empatico.

ORGOGLIO

Che cosa fanno gli animali quando gonfiano le penne, espandono il petto, rizzano i peli, alzano la testa, allargano le pinne o addirittura emettono il Triumfgeschrei, il «grido di trionfo» (come le oche selvatiche)? Mostrano orgoglio, tanto quanto un calciatore quando fa gol, un maratoneta che taglia il traguardo per primo, uno spaccone con l'andatura oscillante...

RIMORSO

È una delle emozioni più difficili da identificare: quando il cane, consapevole di avere combinato un guaio, si spiaccica rasoterra e fissa il padrone con uno sguardo inequivocabile, sta solo cercando di evitare conseguenze peggiori, o si sente davvero in colpa? La stessa domanda, però, riguarda i «pentimenti» umani: sono autentici oppure solo opportunistici? In ogni caso, molti animali tentano di rimediare al danno commesso, per esempio i bonobo leccano a lungo le ferite dei rivali sconfitti. L'obiettivo è essere riaccettati dal gruppo.

INVIDIA

Gli animali sono tremendamente invidiosi. Ed è proprio osservando quanto, e che cosa, riceve un compagno, che sviluppano il senso di equità: esempio di come una emozione apparentemente negativa si elevi fino a un principio morale.

SETE DI POTERE

I termini «potere» e «dominanza» sono ancora tabù per gli studiosi. Quando si mise a osservare i suoi adorati primati, De Waal trovò un solo testo utile: Il Principe di Machiavelli. Ciò che distingue gli scimpanzé dagli umani è che i primi mostrano chiaramente di puntare al potere e al ruolo di maschio alfa, e non nascondono la loro ambizione dietro parole come «servitori dell'interesse pubblico». Conclusione: «Sono loro i politici onesti che tutti agogniamo da molto tempo».

AUTOCONTROLLO

Le emozioni ci indirizzano nel gestire le situazioni ma, a loro volta, vanno gestite. E gli animali riescono a fare anche questo, come il pappagallo nell'equivalente volatile del «test del marshmallow» (non lo mangi subito per averne due dopo): il pappagallo mette in atto strategie, come chiudere gli occhi, per non cedere e ottenere una ricompensa maggiore. Reprime il desiderio.

SPERANZA

Gli animali fanno progetti, cioè proiettano le loro emozioni nel futuro. Nei templi di Bali, i macachi rubano occhiali, gioielli e perfino infradito ai turisti distratti, ma non per giocare: nascosti, aspettano le vittime per chiedere un riscatto in cibo. Gli scimpanzé selvatici della Guinea rubano grossi frutti di papaya nelle piantagioni per ottenere sesso.

COSCIENZA E SENSAZIONI

La questione è spinosa. Le sensazioni sono legate alla consapevolezza delle emozioni, consapevolezza che solo gli umani possono esprimere con il linguaggio. Però gli elefanti si riconoscono allo specchio. E che gli animali provino dolore, è provato (anche per i pesci). Ratti, delfini e scimpanzé si mostrano capaci di ragionamenti inferenziali e memoria episodica, oltre che di sapere ciò che sanno (metacognizione). Difficile verificare che si tratti di coscienza ma, in ogni caso, attribuire una sensibilità agli animali significa anche assumerci la responsabilità di come li trattiamo.

UNA SCIENZA DELLE EMOZIONI

Nell'approccio di De Waal, emozioni e intelligenza non sono in opposizione, sono tutt'uno: le emozioni si possono definire «istinti intelligenti», in grado di farci agire nel modo più adatto e

flessibile. «Le emozioni sono una parte essenziale della nostra ragione», perciò una «scienza delle emozioni» potrebbe accompagnarci nelle profondità e nei misteri del nostro cervello e del nostro comportamento.

Eleonora Barbieri

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