Economia

Gemina, Save fa breccia e «congela» Clessidra

Diplomazie al lavoro con i grandi soci. Marchi: «Saremo un polo aggregante»

Massimo Restelli

da Milano

Dall’attacco in forze ai progetti di alleanza industriale: mentre l’evoluzione dei desideri della cordata Save-Finint toglieva ossigeno a Gemina in Piazza Affari (meno 1,87% a 2,14 euro, dopo uno scivolone iniziale del 4,87%), alcuni grandi soci hanno iniziato a studiare il piano industriale con cui i veneti vorrebbero cercare l’integrazione con gli Aeroporti di Roma.
Una vicenda complessa fin dal gioco di pacchetti azionari raccolti da Save per raggiungere il 10% di Gemina: malgrado le prime ricostruzioni ipotizzassero il ricorso a strumenti derivati come gli equity swap, il gruppo avrebbe prima arrotondato la propria presenza al 4,9% (portandosi a ridosso del limite oltre il quale scatta l’obbligo di comunicazione) e poi raccolto un ingente pacchetto ai Blocchi. Operazione quest’ultima che sarebbe stata costruita da Abn-Amro, da poco reduce dalla battaglia con Bpi per il controllo di Antonveneta.
Quanto agli assetti di Gemina, i giochi diplomatici sono seguiti dalla famiglia Romiti (primo azionisita con il 14,8% sindacato) e dagli uomini della cordata che controlla l’aeroporto Marco Polo di Venezia (arrivata al 12,4%), tra cui Enrico Marchi di Finint, che starebbero illustrando ai soci le linee guida del progetto di partnership tra le due società.
Fino a ieri, tuttavia, non sembrano molti i firmatari del patto con cui Save si è messa in contatto. Una estraneità ammessa pubblicamente giovedì dal presidente di Edison, Umberto Quadrino, ma che sarebbe comune ad altri azionisti, come il gruppo Pesenti, Pirelli e Capitalia, potenzialmente disponibili a ridurre l’investimento nella holding cui fa capo Adr. Decisivo risulterà l’orientamento di alcune banche straniere, delle Generali, che sono anche azioniste indirette di Save, e di Mediobanca (11,7%) che in uno studio ha definito la società veneta un «predatore». La stessa filosofia sposata da Marchi che in un’intervista alla Nuova Venezia ha presentato l’avventura Gemina come un progetto che vedrà il «Veneto come soggetto aggregante».
L’esito potrebbe essere la ricomposizione del patto grazie a un aumento di capitale cui i Romiti parteciperebbero supportati da un fondo internazionale. Si diluirebbero invece molti altri soci, già in contatto con il fondo Clessidra di Claudio Sposito che ha visto «congelata» la due diligence: pur senza un’offerta ufficiale, l’idea era valutare Gemina 2 euro per azione e varare una ricapitalizzazione da 120-130 milioni.


Un giro di consultazioni sarebbe in agenda la prossima settimana così da accelerare la convocazione del patto ma alla fine è probabile che si vaglieranno entrambe le offerte, scegliendo la migliore.

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