Economia

Generali promossa al primo esame dell’anno

Il motore delle Generali resiste alla recessione in cui è caduta l’economia mondiale e permette al gruppo di chiudere il 2008 con premi in crescita del 4,1% a 67,4 miliardi (più 1,4% in termini omogenei) grazie alla spinta sia del ramo Vita sia di quello Danni. Per capire come il gruppo tradurrà questo primo esame positivo a livello di profitti occorre attendere il 20 marzo e fare i conti con il tracollo delle Borse (nel 2008 il Mibtel si è dimezzato). Ma secondo il gruppo presieduto da Antoine Bernheim e guidato dai due ad Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot, la fotografia scattata ieri dal cda conferma la «capacità di sviluppo» delle Generali in un anno in cui anche il settore assicurativo ha subito gli effetti della recessione. La stessa Trieste spiega la tenuta dimostrata a livello industriale con la «maggiore diversificazione geografica» (Generali è presente in oltre 40 Paesi) e la «strategia distributiva multicanale» poggiata su una spina dorsale composta dai propri dipendenti, dagli agenti e dai promotori. Lo slancio dei premi ha sorpreso gli analisti, che prevedevano risultati sostanzialmente invariati o in modesto calo. Positiva quindi la reazione di Piazza Affari, dove Generali ha chiuso in rialzo dell’1,38% a 16,2 euro. Solo con il cda di marzo sarà però chiaro l’impatto della crisi sugli investimenti del Leone, su cui pesa per un centinaio di milioni la svalutazione della quota Telecom decisa da Telco (tutta la quota Generali segna minusvalenze vicine a 300 milioni, ma la gran parte fa capo alle gestioni separate).
Dalla fotografia scattata ieri dal board, appare buono sia l’andamento nel ramo Vita (premi a 45,9 miliardi) sia nei Danni (21,54 miliardi): in particolare, nel Vita la crescita della nuova produzione è stata del 4% (più 3,3% in termini omogenei), mentre quella dei premi diretti si è attestata al 3,3% (più 0,8%); nei Danni il miglioramento è stato del 5,8% (più 2,6%) malgrado l’impatto sui prodotti auto del crollo delle immatricolazioni.
Dal punto di vista geografico, l’Italia ha visto i nuovi premi crescere del 4,6% sempre grazie ai cosiddetti canali proprietari (più 13%), che hanno più che compensato la flessione di quello bancario (meno 9,2%).
Quanto all’estero alla frenata in Francia (meno 5,7%, anche a causa dei prodotti ad alto contenuto finanziario che caratterizzano i portafogli assicurativi transalpini) ha fatto da contrappeso la Germania (più 21,3% nel Vita complice i bonus introdotti da Berlino per i prodotti previdenziali). Dopo le nozze tra Dresdner e Commerzbank celebrate dalla rivale Allianz, il riassetto tedesco è uno dei nodi più delicati sul tavolo di Bernheim insieme con il rinnovo dell’accordo di bancassurance con Intesa Sanpaolo imperniato su Intesa Vita: complice la crisi internazionale a Trieste continuano a sperare in un ripensamento dell’Antitrust sull’obbligo per Ca de’ Sass di individuare un terzo partner assicurativo. In ogni caso sui mercati esteri, complessivamente, la nuova produzione Vita è salita del 3,7 per cento. Ad accelerare sono stati però ancora i Paesi del Centro-Est Europa (considerata in termini omogenei dato che la joint venture Ppf Generali ha preso vita nel 2008): in questo caso i premi diretti Vita sono saliti a 1,74 miliardi (più 11,5% ), mentre la nuova produzione sempre in termini di Ape (premi annuali equivalenti) si è attestata a 166 milioni (più 11,8%); i premi diretti Danni hanno raggiunto quota 2,4 miliardi (più 11,2%).

Tiene, infine, il presidio in Cina, dove Generali ha centrato il budget.

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