«Per le Generali sarà un ottimo 2010»

Il primo cda delle Generali nell’era Geronzi ha ieri approvato una trimestrale brillante. Ma è anche capitato nel pieno della crisi finanziaria. L’utile netto è quintuplicato rispetto al primo trimestre 2009, a 527 milioni e i premi lordi hanno raggiunto i 20,9 miliardi, entrambi dati migliori delle attese. La Borsa ha premiato i titoli in crescita dell’1,28%. Ma la sfida inizia ora, perché il titolo è ancora sotto del 15% da inizio anno. E perché gli azionisti si aspettano che i manager, forti anche della nuova governance varata con l’arrivo di Geronzi, portino a casa risultati migliori dei concorrenti come Axa e Allianz. Ce la faranno? Il Giornale lo ha chiesto al group ceo Giovanni Perissinotto.
Partiamo dai Pigs: la vostra esposizione è di 14 miliardi lordi, 2,2 netti. Che significa?
«Che al netto di interessi di terzi ed effetti fiscali, ipotizzando anche un default totale dei Paesi citati, il gruppo sopporterebbe una perdita netta di 2,2 miliardi».
Tanto o poco?
«Parliamo del caso che questi Paesi dichiarino default e non rimborsino un euro: una tale remota possibilità avrebbe un impatto sulla nostra capitalizzazione minore del 10%. I nostri principali concorrenti presentano percentuali superiori alle nostre. E poi le dico questo: sul totale del portafoglio obbligazionario pubblico i titoli greci pesano per il 3,4%, quello spagnoli il 2,7%».
Il mercato sta già scontando questi numeri nelle vostre quotazioni?
«Credo di sì perché, viceversa, non si spiegherebbero questi prezzi a fronte di risultati come quelli di questo trimestre: i premi crescono del 16%, il risultato operativo del 22%, l’utile netto è 5 volte più alto del 2009».
E il resto del 2010?
«Io credo che il “vita” continuerà ad andare bene, sostenuto dal risparmio. Sui “danni” il 2010 resta un anno in cui i clienti avranno una grande attenzione alle spese, la congiuntura non è ancora favorevole. Ma nel complesso questo sarà un buon anno e siamo già avanti rispetto al budget».
Le misure europee sono sufficienti?
«Penso che il peggio sia passato, ma che i nemici da sconfiggere siano la speculazione e la volatilità dei mercati. E credo che i fondi per acquistare i titoli pubblici permetteranno di riportare la stabilità. Ma manca un provvedimento che regoli la speculazione: qualcosa che introduca una tassa o agisca sui margini di deposito nei prodotti derivati. Questo sarebbe fondamentale per ridare fiducia agli investitori».
Farete il country manager per l’Italia? E sarà un interno o un esterno?
«Ritengo che sia nelle cose. È una decisione che devo prendere e prenderò. L’Italia va molto bene: +23% i premi, +37% nel vita. Posso guardarmi intorno per bene e cercare la persona giusta. Guai a sbagliare. Proverò a individuarlo al nostro interno. E solo se non lo trovassi qui mi rivolgerò altrove».
Come funziona la nuova governance?
«È ancora presto per dirlo ma credo che ci siano tutti i presupposti perché funzioni molto bene.

Si sta estrinsecando con un mio maggiore coinvolgimento negli affari esteri del gruppo, anche per la parte corrente. Poi c’è il comitato investimenti, che faremo su base trimestrale con focus su andamenti macro e asset allocation. Mentre per quello sulla corporate governance per ora non sono previste riunioni».

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