Politica

Il genio eremita: «Mi nascondo, ho troppi nemici»

da San Pietroburgo

È irraggiungibile e vive come un clochard ma, ora, il geniale matematico russo Grigori Perelman, per la prima volta, ha risposto alle domande dei giornalisti della testata russa Zhizn. Tre domande, tre repliche brevi che, anziché dissipare dubbi e svelare qualche curiosità sullo scienziato, non fanno che aumentare la sua fama di personaggio misterioso.
Il cronista del quotidiano ha cercato una risposta, innanzitutto, al quesito che tutto il mondo, non solo scientifico, si pone: «Perché ha rifiutato il milione di dollari (cioè il famoso premio che Perelman meritava per aver risolto la Congettura di Poincaré)?». La replica lascia ancora molti dubbi: «Avevo le mie ragioni». Spiegando poi perché, ora, si nasconda, Perelman si è giustificato dicendo che ha «dei nemici». Infine, curioso su come si mantenesse, il giornalista ha domandato al matematico dove lavori al momento, e lui ha risposto tranquillamente: «Da nessuna parte, ho lasciato il mio lavoro all’Istituto lo scorso dicembre».
Qualche altro dettaglio è emerso dai ricordi dei compagni di università, che gli attribuiscono «un’intelligenza da extraterrestre» e dai colleghi dell’Istituto Steklov di Pietroburgo, dove ha lavorato fino al dicembre del 2005, per uno stipendio di soli 250 euro al mese. «Come faccio ad avere una fidanzata? Mi mancano persino i soldi per andare a un concerto della Filarmonica», aveva confidato tempo fa a una collega di lavoro, per spiegare la sua perenne solitudine. Perelman, infatti, non ha amici e neppure una compagna: l’unica donna della sua vita è la madre, che gli porta spesso il cibo nel suo squallido monolocale alla periferia della città. I soldi, d’altronde, non gli interessano: una settimana fa ha rifiutato la Medaglia Fields e il milione di dollari destinato a chi avesse risolto la Congettura di Poincaré, uno dei sette «Problemi del Millennio». Perelman ce l’ha fatta, nel 2002. Quarant’anni, «intelligente come un extraterrestre», testardo, fin da piccolo Perelman ha avuto una fobia per i premi e per la ribalta, e si dice che si nutra soltanto di rape e cavolo nero. Nel 1982, quando vinse con il punteggio massimo una medaglia d’oro alle Olimpiadi di matematica, gli fu proposta una borsa di studio per andare a New York, ma rifiutò. «Griscia non prenderà mai soldi da nessuno», dicono di lui all’Istituto Steklov. La decisione di lasciare l’Istituto è stata sua, apparentemente incomprensibile come tutti i rifiuti ai riconoscimenti che il mondo scientifico vorrebbe tributargli. Si è licenziato, ha detto, «per poter incominciare una nuova vita». «Mi sono ritirato dalla comunità scientifica - ha raccontato per spiegare il rifiuto della Medaglia Fields, la settimana scorsa -. Non mi considero un matematico professionista.

Sono deluso dalla mancanza di etica e di disciplina».

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