Per tutta la campagna elettorale ci siamo sentiti ripetere come un mantra che non è vero che tutti i paracadutati nelle liste del Pd sono uguali. Che non è vero che tutti quelli che hanno portato via il posto a parlamentari magari contestabili in qualche occasione, ma comunque legati al territorio e appassionati come Graziano Mazzarello e forse anche, salvo miracoli, Lorenzo Forcieri, non hanno niente a che fare con la Liguria. E tutti, da Veltroni in giù, a citare lesempio di Stefano Fassina, «linventore dellextragettito portuale», «luomo che ha trovato il modo di fare arrivare moltissimi soldi in Liguria», «un vero genio, mi creda, che se eletto farà il bene del Parlamento, del Paese e della Liguria», come ha spiegato ieri Walter Veltroni a Gigi Leone del Secolo XIX.
Insomma, Fassina viene indicato da leader nazionali e locali del Pd come una specie di buon selvaggio, un argomento fortissimo da opporre alle candidature dei vari Lusi, Garofani e Melandri, una prova che non essere liguri è quasi un valore aggiunto per candidarsi in Liguria.
A me, invece, viene un dubbio. Che Fassina, il «vero genio» raccontato da Walter, sia candidato in Liguria perchè nella nostra regione tutte le addizionali sono sui livelli massimi e persino le accise sulla benzina, come ha spiegato ieri il presidente nazionale dei gestori degli impianti di carburante Luca Squeri, sono più alte che in tutto il resto dItalia. Insomma, per affinità elettiva, prima ancora che elettorale. Roba da Dna.
Perchè Fassina - e lo posso testimoniare anche per aver moderato un dibattito fra lui e lex sottosegretario al welfare del governo Berlusconi Alberto Brambilla, uno davvero bravo, che spero torni al governo - sembra avere una passione oltre che per la sacrosanta lotta agli evasori, anche per la leva fiscale. Non a caso, per due anni, è stato il consigliere economico del viceministro Visco. E non serve aggiungere altro.
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