Spacciavano ai 15enni utilizzando loro coetanei. Spesso i più giovani si trovavano, loro malgrado, in un drammatico giro senza fine: vendere droga per pagare quella consumata. «Alcuni ragazzini erano costretti a sottrarre oggetti di valore trovati in casa - spiega il capitano dei carabinieri Lorenzo Ceccarelli, comandante della compagnia Civitavecchia - o dare fondo a bancomat e carte di credito dei genitori pur di liberarsi degli aguzzini».
Dieci persone arrestate per spaccio di droga con laggravante dello sfruttamento dei minori, 30 persone indagate, 10mila euro in contanti e sostanza stupefacente, cocaina e hashish, sequestrati, oltre a bilancini di precisione e sostanza da taglio. Un vero e proprio repulisti di spacciatori e gente di malaffare nel rione popolare Campo dellOro, da cui il nome dato alloperazione, «Gold Camp», nella cittadina portuale. Indagini mirate che nascono grazie alla collaborazione delle famiglie del rione, a dir poco allarmate dal via vai di tossici e pusher sotto le loro abitazioni nonché di vari episodi di criminalità. Le segnalazioni, tutte fra lestate scorsa e i primi mesi dell'anno, convincono il pm che bisogna approfondire e, soprattutto, produrre le prove necessarie per fermare i delinquenti. Militari in borghese si piazzano, notte e giorno, davanti a scuole medie e superiori e giardini pubblici. Pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, controlli allapparenza casuali, riprese video e fotografie portano, in breve, a tracciare un primo organigramma dellorganizzazione. Una gang attiva in particolare a Civitavecchia e a Santa Marinella, capeggiata da malavitosi romani e del luogo, che non si fa alcuno scrupolo nell'assoldare «cavalli» di appena 15 e 16 anni per il trasporto della roba. La svolta quando uno di questi, fermato per strada con alcune dosi di «fumo», decide di confessare. Marco, chiamiamolo così, racconta al giudice per i minori che era costretto a consegnare ai suoi referenti almeno mille euro alla settimana, tutti i mesi dal gennaio 2008. Un incubo per lui e altri tre ragazzini, galoppini agli ordini dei criminali arrestati. «Ci incontriamo la domenica al campo rosso di basket fra via Marche, via Valle d'Aosta e via Sardegna» racconta il ragazzo ai carabinieri. È il la che fa scattare i primi fermi. Dai cellulari controllati gli inquirenti rilevano almeno 30 sms al giorno fra i piccoli pusher e i loro capi, altrettante telefonate e squilli di «allarme» da parte di vedette «anti-caramba» appostate sui tetti dei palazzi. Non serve a nulla.
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