Da genitori di gay diciamo no alle coppie di fatto

Lettera aperta al sindaco di Milano: "Perché noi genitori di gay diciamo no alle coppie di fatto"

Da genitori di gay diciamo no alle coppie di fatto

Lunedì il consiglio comuna­le affronterà il dibattito e il voto sulla proposta di delibe­ra per l’istituzione del regi­stro per le coppie di fatto, un provvedimento fortemente voluto dal sindaco. Sono atte­si per oggi i pareri dei 9 consi­gli di zona, passaggio fonda­me­ntale perché il documen­to approdi in aula. Sull’argo­mento pubblichiamo il pare­re di un’associazione di pa­renti e amici di gay contrari all’iniziativa comunale.

Egregio Sindaco,
memori della sua genti­le visita al nostro stand in occasione dei Giorni del Volontariato al Palazzo delle Stelline, desideriamo, come geni­tori di figli omosessuali, esprime­re il nostro apprezzamento per la sua Amministrazione che intende adoperarsi a favore di una maggio­re inclusione delle persone omo­sessuali nella società civile e per la rimozione di ogni forma di loro di­scriminazione. In particolare ap­prezziamo il progetto di istituire un osservatorio delle discrimina­zioni che dovrebbe monitorare gli atti ostili nei confronti delle perso­ne omosessuali, così come i casi di mancato rispetto dei diritti dei conviventi già oggi previsti dalla legge, tra cui la visita al convivente all’ospedale,la successione al con­tratto di locazione, la co-intesta­zione delle polizze vita e altri. Tut­tavia restiamo molto perplessi di fronte all’intenzione della sua am­ministrazione di applicare, in tema di politiche sociali e a livello simbolico, un trattamento uniforme a realtà sociali profondamente diverse tra di loro, sia sotto il profilo della rilevanza so­ciale ed economica sia per la natura della re­lazione stessa. Non crediamo cioè che una politica di equi­parazione della famiglia comune, aperta ai figli, definita negli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione italiana, alle convivenze omo­se­ssuali sia di aiuto per i nostri figli omoses­suali. Il messaggio che ne deriva infatti è quello secondo cui «la relazione tra due uguali è uguale a quella tra due differenti», vale come a dire che A + A = A + B. Ciò non è veritiero e ciò che non è vero non può esse­re buono. Equiparare due realtà relazionali differenti tra di loro significa negare la rile­vanza della differenza sessuale tra uomo e donna ma, come dice L. Irigary, filosofa, grande rappresentante del femminismo europeo, «la natura è due: uomo e donna». La differenza dei sessi non è soltanto un va­lore per la società, ma anche elemento fon­damentale per la vita di coppia. Far credere che questa differenza sia irrilevante crea confusione e rischia di spingere i nostri figli verso grandi delusioni e comportamenti spesso autolesionisti.
Crediamo che non si ot­terrà il superamento del­l’omofobia attraverso gli omissis o la banalizza­zione della stessa omo­sessualità all’insegna del «tutto uguale». Infat­ti, in nessuna delle socie­tà del mondo occidenta­le che ha promosso unioni civili e matrimo­ni
gay, la condizione di vita degli omoses­suali è divenuta migliore. Questo lo si può facilmente appurare sul campo o leggen­do, ad esempio, i dati sanitari disponibili.
L’omosessualità non è certamente da con­siderarsi una patologia, tuttavia in nessuna fase della storia e in nessuna civiltà, è mai esistita la famiglia gay, neanche in epoche in cui la pratica omosessuale godeva di alto prestigio sociale, come quella tardo romana. Equiparare ora la relazio­ne omosessuale alla fa­miglia comune rischia di far apparire l’intera storia umana come gran­de complotto contro l’omosessualità e, peg­gio,
contro le persone omosessuali stesse, creando con questa distorsione della realtà ulteriore disagio nei nostri figli.I 10 – 15 an­ni di esperienza con i registri delle unioni ci­vili in 80 Comuni italiani, là dove sono stati istituti, hanno dimostrato che questi non ri­spondono a nessun reale bisogno sociale. Di fatto il numero delle convivenze iscritte nei relativi registri è irrisorio.


Sarebbe paradossale se ora il Comune di Milano intendesse operare una scelta basa­ta su un concetto di Equality, di uguaglian­za che confonde la giustizia sociale con la negazione della valenza della differenza sessuale – negazione che trae in inganno e penalizza, ancora una volta, in particolare i nostri figli omosessuali.

La presente lettera è stata condivisa nel­l’ambito dell’ultima assemblea generale del Forum Milanese delle Associazioni Fa­miliare, di cui AGAPO fa parte.

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