Genitori in rivolta contro la porno-prof

da Pordenone

La professoressa con la passione delle foto hard viene assegnata, per il secondo anno consecutivo, a una scuola media di Pordenone e i genitori dei ragazzi insorgono, con lettere e telefonate di protesta alla scuola. Succede tutto a Pordenone ed è l’ultima puntata di una lunga vicenda, finita anche nelle aule dei Tribunali, della quale la professoressa è stata protagonista. A ravvivare in questi giorni proteste già avanzate in passato sono state le nomine 2006-2007 dei docenti del Pordenonese. L’avvenente professoressa di Lettere, che appare assolutamente integerrima sul lavoro, quanto disinibita fuori, è stata, infatti, assegnata nuovamente alla scuola media dove insegnava nello scorso anno scolastico. Solo che i genitori, già nel mese di giugno, avevano chiesto e ottenuto dal dirigente scolastico, rassicurazioni sul fatto che la docente sarebbe stata trasferita in un altro istituto. Ciò non è avvenuto e ora a Pordenone si è scatenata una sorta di «caccia alla porno prof».
La professoressa pordenonese non è nuova ai clamori suscitati dalle sue foto. Quattro anni fa, i suoi alunni avevano scoperto le sue foto «hard» su Internet e, dopo averle stampate, le avevano appiccicate sui muri del bagno della scuola, con didascalie non proprio rispettose della loro insegnante. Quest’ultima aveva presentato una denuncia contro ignoti per diffamazione e ingiurie, sostenendo - fra l’altro - di non essere il soggetto ritratto nelle foto. Nei mesi scorsi, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pordenone l’ha, però, condannata a cinque mesi di reclusione (pena sospesa) per simulazione di reato in quanto, durante il procedimento penale, è stato accertato che era effettivamente lei la donna ritratta senza veli. La vicenda è ora all’esame dei giudici di secondo grado ai quali la professoressa ha presentato appello.


«Siamo di fronte a un tentativo bello e buono di discriminazione: è come se si lamentassero che un docente è gay o musulmano - sostiene l’avvocato Sergio Gerin, difensore della professoressa contestata -. Il giudizio morale che si è diffuso dopo la divulgazione delle foto - ha concluso Gerin - non può in alcun modo incidere sui giudizi professionali rispetto alla docente, che finora nessuno ha mai messo in discussione».

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