Genoa, la «maledizione» del premio partita

Genoa, la «maledizione» del premio partita

È strano che sia caduto in tentazione uno scafato come Enrico Preziosi. È bastato che il presidente si lasciasse scappare di aver fissato un congruo premio per il ritorno della squadra in Europa perché il Grifone rampante di Gasperini - normalmente tetragono in difesa del nido marassino - si facesse uccellare a domicilio. I premi speciali sono cose che si fanno ma non si dicono, perché porta rogna. Perdere in casa segnando tre gol e sfiorandone altri cinque (con tre legni colpiti) non ci sta. Soprattutto se di fronte, con tutto il rispetto per l'intramontabile Adailton e il possente Zalayeta, c'era il Bologna (privo del bomber Di Vaio), squadra in gagliarda risalita ma la cui classifica ancora dichiarava 10 punti in meno da 5 gradini sotto il Grifo.
Poiché il Genoa ha giocato benissimo dalla cintola in su, con menzione speciale per Suazo Sculli e Palacio, di grazia cos'è successo? In buona sostanza, nel primo tempo disputato contro sconvolgenti folate di tramontana è successo che dalla cintola in giù due elementi cardine come Criscito e Dainelli sono incappati in due clamorosi errori che hanno permesso a Buscé e ad Adailton di ristabilire rispettivamente le fondamentali parità dell'1-1 e del 2-2; mentre nella ripresa un po' tutto il Genoa, pur giocando in favore di vento, è progressivamente calato (non ingannino il paio di occasioni mancate e le tre traverse colpite) sotto i fendenti della prestigiosa sciabola di Adailton. Risultato: clamorosamente mancata la ghiotta occasione di scavalcare i «cugini» e presentarsi domenica sera nella tana dell'Orco cattivo - magari ammorbidito dalla battaglia di Londra (Chelsea) - per difendere orgogliosamente da quota 41 un sontuoso quinto posto condiviso con Napoli e Juventus. Ricordando solo a motivo di curiosità cronistica che dopo la «ventiseiesima» il clan Gasperini ha 7 punti in meno rispetto al campionato scorso (quando era quinto anziché ottavo), si registra insomma che nei primi sette turni del corrente girone di ritorno il Genoa ha sommato 3 punti in meno nei confronti dell'andata, 10 contro 13: il che alimenta qualche perplessità.
Perplessità che se la lezione è servita e la difesa (rigorosamente «a quattro», Sokratis - Dainelli - Bocchetti - Moretti, non v'è certo bisogno di raccomandarlo al Gasp) si ricompatta come sa e la cerniera di centrocampo (Rossi - Milanetto - Zapater - Criscito) tiene botta potrebbero paradossalmente scomparire a breve giro di posta proprio nella tana dell'Orco cattivo. Che diamine: i Suazo Sculli e Palacio sono maestri di contropiede, e questo Mourinho imbattuto in casa da una vita (ma ha rischiato di brutto con la Sampdoria…) prima o poi dovrà pur concedersi una pausa in omaggio al calcolo delle probabilità.
Si può dire che l'occasione persa dal Genoa anti-Bologna è identica a quella persa dalla Sampdoria a Parma? No. Perché il risultato massimo obiettivamente conseguibile dai blucerchiati privi degli squalificati Pazzini e Pozzi (e Cassano, che non è precisamente un bruscolino…) in casa del gemellato Parma era il pareggio, e francamente stare oggi a quota 41 insieme con Napoli e Juventus o stare un punto dietro - come in effetti si sta - non fa differenza sostanziale. Non so francamente dire se l'allucinante comportamento dell'arbitro Rocchi soprannominato «avanti-indrè» abbia penalizzato o meno la Sampdoria in pura linea di Giustizia, sicché mi limito a sottolineare che Rocchi (5-1 con la Juve a Torino, 3-0 col Milan a San Siro, 1-0 a Parma) non porta bene ai blucerchiati che legittimamente sperano di non ritrovarselo più tra i piedi per un congruo lasso di tempo. Ciò che però so, e lo ribadisco, è che fra i compiti di Del Neri - che contro la Lazio riavrà Pazzini e Pozzi (e per via della squalifica di Ziegler avrà modo di farci rivedere Accardi) - c'è quello, imprescindibile, di recuperare in fretta il miglior Cassano. C'è qualcuno sano di mente che se la senta di negare che il match di San Siro giocato per 40 minuti in doppia superiorità numerica contro l'Inter e il match di Parma che ha costretto il tecnico a buttare in campo due attaccanti baby (e dal test di giovedì a Bogliaco mi era parso che Testardi fosse preferibile a Scepovic) non avrebbero fruttato qualcosa in più del punto complessivamente preso se fosse stato disponibile (almeno in panchina…) il geniale grimaldello del miglior Cassano?
Gigi Del Neri è una brava persona all'antica e un bravo tecnico (mi ricorda l'ottimo Genio Bersellini, che ebbe i suoi guai con Vialli e Mancini) che sta gagliardamente mantenendo la Sampdoria 8 punti e 7 posti più su rispetto al campionato scorso, ma ora che ha ufficialmente vinto la battaglia privata nei confronti di Fantantonio deve accontentarsi. Per rispetto del presidente e dei tifosi che naturalmente sperano sempre nel risultato ma vanno allo stadio non solo per veder combattere ma pure per gustare calcio. Cassano si sta preparando con scrupolo e ha una voglia matta di rendersi nuovamente utile. Roberto Baggio non ha esistato a dire che quella del «gruppo» è una scusa fasulla per un Comandante autentico, che Lippi dovrebbe portarlo al Mondiale perché un genio del calcio può sempre far comodo.

Se qualcuno mi dimostra con solidi dati alla mano che a una squadra come la Sampdoria non conviene sfruttare al meglio il rinnovato entusiasmo di Antonio Cassano in vista di un finale di campionato in cui persino il traguardo più ambizioso (4° posto e conseguente partecipazione alla milionaria Champions League) sulla carta non le appare vietato, mi arrendo. Mi dichiaro ufficialmente rimbambito e confesso di non capire più niente di calcio.

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