Il Genoa respinge i sospetti: «Una promozione pulita»

Il pm Lari ha aperto un’inchiesta su scommesse clandestine nella gara decisiva

Il Genoa respinge i sospetti: «Una promozione pulita»

(...) Il tam tam di voci era iniziato a circolare in città già in mattinata; voci incontrollate ma che coinvolgevano l’ultima partita di campionato contro il Venezia. Gara che aveva sancito la promozione in serie A del Genoa.
Illazioni, nulla più, fino a quando è arrivata la conferma che quattro Carabinieri di Genova accompagnati dal pubblico ministero Alberto Lari avevano compiuto un primo blitz nella sede del Venezia Calcio. La società lagunare già la scorsa settimana era stata coinvolta in un clamoroso caso di «malattia di gruppo» con quasi tutta la rosa che aveva mostrato il certificato medico allo staff societario, rifiutandosi, in realtà, di scendere in campo proprio contro il Genoa a causa del mancato pagamento dello stipendio da parte del nuovo presidente Luigi Gallo, che intanto ha confermato l’imminente bonifico da parte del club per chiudere gli arretrati. Insomma su Venezia da qualche mese si sta alzando un polverone preoccupante (serie C compresa) che in qualche modo ha coinvolto anche alcuni giocatori rossoblù.
Quel che è certo è che ieri cinque arancioneroverdi sono stati interrogati in caserma a Mestre: Borgobello, Lejasl in mattinata, mentre nel pomeriggio il blitz dei Carabinieri ha coinvolto Vicente, Oliveira e Esposito.
A chiamare in causa alcuni tesserati del Genoa, non la società che quindi non rischierebbe nulla dal punto di vista penale e sportivo, sono state alcune intercettazioni telefoniche sugli apparecchi dei giocatori del Venezia che hanno avuto contatti con alcuni rossoblù. Non ci sono state rivelazioni particolari, invece, dalle microspie nascoste all’interno delle camere d’albergo, durante il ritiro genovese, di Borgobello e Lejsal, i due elementi finiti più degli altri nell’occhio del ciclone. Gli interrogatori sono avvenuti nella sede dei Carabinieri e davanti agli uomini di Manzo sono state proprio «sventolate» le intercettazioni telefoniche, causa, secondo quanto trapela dal Veneto, dell’apertura dell’inchiesta.
La conferma di un coinvolgimento dei giocatori del Genoa arriverebbe dagli stessi tabulati telefonici: due elementi della rosa di Preziosi (ma nelle prossime ore potrebbe essere inserito anche qualche nome nuovo), hanno contattato via cellulare due colleghi del Venezia.
Il pm Alberto Lari ha quindi voluto verificare che non ci siano state ipotesi di combine: non sulla vittoria del Grifone, che quindi non è «sceso» in campo come società per «comprare» la promozione ma su un possibile giro di scommesse e quindi sul risultato, che alla fine è terminato con un rocambolesco 3-2 a favore della formazione di Cosmi.
Solo una società di scommesse in Italia, la «Match Point», oltre al Totosì e alle solite puntate in Internet, avevano quotato la gara, ovviamente stabilendo cifre con tanti zeri in caso di tre gol da parte del Grifone e due a favore dei lagunari. Scommesse che non possono, per regolamento, essere effettuate dai giocatori e dalle loro famiglie. I carabinieri, infatti, incaricati dagli inquirenti del capoluogo ligure, hanno chiesto durante l’interrogatorio se prima della partita Genoa-Venezia, fossero stati contattati, per telefono o di persona, da personaggi sospetti. I carabinieri si sono anche informati se la preparazione prima della partita si fosse svolta regolarmente.
In realtà dagli interrogatori non sarebbe emerso nulla di particolare ma l’impressione è che l’inchiesta sia solo ad una fase iniziale visto che già da oggi verranno analizzati attentamente tutti i documenti sequestrati nella sede del Venezia, comprese le cartelle cliniche dei giocatori che si erano rifiutati di scendere in campo nell’ultima gara di campionato. In serata intanto è stato interrogato anche l’ex centrocampista del Genoa Rodrigo Boisfer e il tecnico del Venezia Manzo che ha detto di non essere a conoscenza di nessuna scommessa illecita sulla gara.
Comunque sia il pubblico ministero continuerà a lavorare dal capoluogo ligure, sede dell’apertura dell’inchiesta come conferma anche il procuratore capo Francesco Lalla: «L’inchiesta è partita da Genova - ha detto - per verificare l’esistenza di presunte scommesse clandestine».


Non è nemmeno escluso che oggi alcuni giocatori di entrambe le squadre saranno inseriti nella lista degli indagati, mentre il Genoa smentisce qualunque tipo di coinvolgimento: «Siamo puliti - spiega l’amministratore delegato Stefano Capozucca - e con questa storia non abbiamo nulla a che fare. E’ solo un’altra congiura contro il nostro presidente».

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