Genoa: se lo schema migliore di Malesani è la fortuna a fine gara

(...) come quello visto domenica contro il Novara (e quello visto contro l’Atalanta, e quello visto contro il Parma, e quello visto contro la Fiorentina...) non si era mai visto.
Una squadra senza capo né coda, senza idee, con (a rotazione) almeno quattro giocatori impresentabili non solo in serie A, ma anche all’oratorio - stavolta erano Caracciolo, Merkel, Constant e Antonelli e anche su Granqvist si potrebbe discutere a lungo - messa sotto sul piano del gioco da un Novara privo degli elementi migliori, ma molto più pericoloso: un palo sfiorato da Rubino, una traversa e una serie di giocate che hanno messo in pericolo la porta di Frey. E sono perfettamente d’accordo con l’allenatore dei piemontesi Tesser quando dice che anche un pareggio sarebbe stato stretto al Novara. Così come, sempre a Genova, un pareggio sarebbe stato stretto alla Roma di Luis Enrique e invece il Genoa ha vinto con un gol di Kucka che nemmeno si era accorto di averlo fatto.
Certo, Malesani è fortunato. E, nel calcio, la fortuna è un pregio. Su Arrigo Sacchi e sulla sua fortuna (oddio, era un sinonimo meno elegante), ci hanno scritto addirittura un libro. Quindi, magari, al Genoa il tecnico veronese vincerà Coppe e scudetti e sarà l’uomo della stella.
Del resto, il tecnico rossoblù gode di estimatori che lo amano con tutto il cuore. Non conosco la moglie del capo dei servizi sportivi del Secolo XIX Giampiero Timossi, ottimo giornalista che insieme a Claudio Paglieri confeziona pagine bellissime ed ha rivoluzionato in positivo la sezione (e lo dico senza problemi, citando liberamente e convintamente la testata, anche se a parti invertite questo spesso non avviene, ma non è un problema, non mio almeno), ma se fossi nella signora Timossi sarei seriamente preoccupato.
Perché, vedete, Timossi - che oltre ad essere un ottimo giornalista e una persona davvero gradevole e simpatica è anche un grande intenditore di calcio, senza alcuna ironia - parla di Malesani con lo stesso spirito con cui Bernadette parlava delle sue visioni. E riesce a vedere partite straordinarie, schemi geniali e intuizioni tattiche degne della panchina d’oro (sì, quella vinta da Cavasin qualche lustro fa) persino in partite come quelle di domenica. Vi dirò di più: inizio a pensare che se proponeste a Timossi l’alternativa fra passare una notte con Belen (o Valeria Solarino, o chessò io, Vittoria Puccini, secondo i gusti di ciascuno) e vedere una partita del Genoa di Malesani, lui opterebbe con entusiasmo per la seconda.
Un po’ come Malesani, che ha visto una partita tutta sua. E, dopo aver detto che la partita del Genoa «rispecchia il carattere di Genova» (spero che non siamo ridotti così male o Male), ha spiegato che «nel primo tempo abbiamo avuto cinque occasioni da gol» ed ha aggiunto che non avrebbe «firmato per il pareggio», spiegando che «abbiamo avuto una parte centrale di gara fantastica, con tante occasioni». Non senza aggiungere che aveva «visto negli occhi i suoi ragazzi» e che «dentro», anche lui «sentiva il fuoco». Se l’ha sentito Timossi, altro che Bernadette, mette in piedi la beatificazione immediata.
Magari è vero tutto quello che dice Malesani, ma se io fossi in Preziosi, anche se ha vinto, lo esonererei immediatamente. Certo, Delio Rossi non è più libero. Ma in giro qualcosina di buono c’è. E sapete perché lo esonererei? Per tener fede alle mie parole. Visto che proprio lo stesso Preziosi disse dopo il primo tempo con l’Atalanta: «Non voglio mai più vedere uno spettacolo simile». Servito.
Dimenticavo. Malesani ha infine aggiunto: «Non siamo il Real Madrid».

Mentre il Novara giocava con Fontana, Gemiti, Rubino, Rigoni, Morganella, Dellafiore, Marianini, Mazzarani, Radovanovic, Centurioni e Meggiorini. In panchina: Coser, Giorgi, Lupi, Pinardi, Granoche, Pesce e Garcia.
Neanche in Novara era il Real Madrid. Ma il Genoa di Malesani è riuscito a non farlo capire.

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