Il genovese: una lingua di mare, una lingua da amare. Nel 700 era parlata tanto quanto il portoghese, lo spagnolo e l'inglese. Sono passati 300 anni e ci chiediamo quanto ancora possa sopravvivere il nostro dialetto. La compagnia «Teatro Dialettale di Genova» da trent'anni tiene viva questa lingua, non solo proponendola al pubblico, ma anche grazie ad un continuo lavoro di ricerca storico-linguistica. Ed è proprio da una grande opera di recupero storico che è nato lo spettacolo «Re Furberie - na corsa in ta repubblica zeneize du 700» la cui ultima replica sarà questo pomeriggio alle 17 al Teatro Garage. Un'interessante commedia che non è guidata da un vero e proprio filo conduttore, ma che attraverso una trama giocosa e poetica vuole descrive la posizione centrale e strategica della Genova settecentesca.
L'azione ha inizio in una casa di tolleranza per simboleggiare la stretta connessione tra il denaro e l'assoggettamento della città alle super-potenze dell'epoca. Le vivaci inquiline e gli avventori alternano rievocazioni della storia della Superba con scene di vita quotidiana.
Lo spettatore assiste così ad un pirotecnico susseguirsi di situazioni che offrono la possibilità di ricordare il '700 genovese come uno dei periodi di sicuro più travagliati per la città ma in cui la dignità di Genova si è fatta più viva e consapevole attraverso le vicende del suo porto, del suo popolo, delle sue donne e delle sue tante Madonne.
I testi poetici di De Franchi e anonimi del '700 sono tessuti insieme ed inglobati nella trama più come canti che come vere e proprie parti recitate: ritmo incalzante e musicalità trasformano le poesie più semplici in armoniche ballate.
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