Ha chiuso in bellezza il ciclo di Lezioni di Storia di «Genova italiana», promosso e organizzato dalla Fondazione Garrone con la collaborazione di Editori Laterza e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura. Lunedì scorso, la serata «Genova tra oggi e domani», con la giornalista Giovanna Zucconi che ha intervistato Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera e Vittorio De Scalzi che, alla fine, ha allietato il pubblico con le sue canzoni, ha fatto anocra una volta il pienone. De Bortoli ha cercato di far comprendere quale potrebbe essere il futuro sviluppo di Genova ed ha puntato soprattutto sull«importanza della mobilità sociale, della creatività e della selezione per merito e non per cooptazione». E sull«importanza della rete delle comunicazioni che anche a Genova è invecchiata perché non si è investito nelle manutenzioni». Ha dato importanza poi alla «costruzione di una società multietnica, aperta», con giovani che abbiano la voglia di «dimostrare di farcela». Tutte cose giustissime ma, soprattutto a Genova sentiamo molto la mancanza delle assunzioni di responsabilità e dei poteri decisionali. Una comunità come la nostra, durante il periodo della Repubblica di Genova, è stata abituata per oltre 700 anni, ad avere una classe dirigente che si assumeva tutte le responsabilità ed esercitava i poteri decisionali. Ed occorre tenere presente che evidentemente governavano bene perché in 700 anni non vè stata mai una rivolta di popolo.
La grande ricchezza che hanno saputo creare, chiaramente, dati i tempi, si accentrava nelle famiglie più potenti, ma erano anche talmente abili da non lasciare il popolo nella miseria. Quindi, oltre che pensare ad arricchirsi, pensavano anche a ben governare. Da qui dovremo cominciare a riflettere sulla situazione attuale.*presidente Mil-Movimento Indipendentista Ligure