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Genova esclusa dai fondi per celebrare l’Italia unita

(...) E intanto con i soldi messi a disposizione della Liguria per le celebrazioni vengono finanziate le piste ciclabili nell’estremo ponente ligure. Progetto benemerito, ma certo assai poco attinente all’unità d’Italia.
La realtà emerge da un carteggio tra Francesco Carleo, presidente del Municipio Levante, e l’assessore comunale ai lavori pubblici, Mario Margini. Il primo aveva chiesto che una parte dei finanziamenti (11 milioni di euro) destinati alla Liguria potesse servire a rimettere a posto Villa Garibaldi, segnalando, oltre a necessari lavori al tetto e alla facciata, per riportare alla luce anche antiche peculiarità dello storico monumento. Mario Margini ha risposto garantendo soldi comunali per i piani di interventi già programmati. Per quanto riguarda i fondi delle celebrazioni, invece, ha dato solo risposte raggelanti per le speranze del Municipio. «Per quanto attiene ai finanziamenti dello Stato, si precisa che non mi risulta siano destinati a Genova - scrive l’assessore -. Del suddetto finanziamento, la quota spettante alla Regione Liguria è stata destinata al Parco costiero del ponente ligure sul dismesso tracciato ferroviario della linea Genova-Ventimiglia». I soldi per il Risorgimento sono andati agli amanti delle pedalate.
Una scelta che ha scatenato la reazione di Gianni Plinio, capogruppo di An in Regione, che ha già predisposto un’interpellanza al presidente Claudio Burlando. «È di sconcertante gravità il fatto che la Regione Liguria non abbia destinato a Genova una parte dei fondi statali per le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia - affonda Plinio - A questo punto chiedo che Comune e Regione riparino al danno fatto. Genova, città risorgimentale per eccellenza, nodo cruciale nella storia dell’unità d’Italia, deve essere messa in condizione di celebrare degnamente la ricorrenza. Villa Garibaldi deve essere ristrutturata nel migliore dei modi».


Burlando ha ammesso che i soldi sono andati tutti alle piste ciclabili, «giustificando» la scelta con il fatto che era l’unico progetto pervenuto e con il fatto che teneva conto «delle origini ponentine e nizzarde» di Garibaldi. Che tuttavia alle passeggiate in bici preferiva spedizioni militari a cavallo o in piroscafo.

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