Genova infiammata di proteste: ma c’è chi la butta in musica

Genova infiammata di proteste: ma c’è chi la butta in musica

(...) contro il decreto Gelmini. Non è bastato andare a protestare al Salone dell’Educazione, occupare per diversi minuti lo stand del Ministero dell’Istruzione e imbrattare con lo spray rosso le pareti azzurre dello stand. Non è bastato nemmeno urlare fino al punto da far allontanare preoccupate diverse maestre con i loro piccoli alunni (il Salone Abcd è infatti aperto ai bambini delle elementari e delle materne): l’ultimo atto della protesta è stato in piazza, alla sera, con il rogo del fantoccio del ministro Maria Stella Gelmini, messinscena non autorizzata che la dice lunga sul cattivo gusto e altrettanto cattivo insegnamento di certo modo di fare scuola.
E ieri, a «Orientamenti», sempre ai Magazzini del Cotone, al Porto Antico e sempre nell’ambito di «Abcd», mentre da Confindustria arrivava l’avvertimento di una scuola da riformare è comparso un nuovo striscione questa volta per protestare contro la sentenza della magistratura al processo per i fatti della Diaz. Ancora proteste gridate, più che mugugni, in aula contro i giudici che si sono pronunciati sulla notte del blitz alla Diaz, mettendo fine a una vicenda giudiziaria durata oltre il sopportabile con qualcuno che dal pubblico urla «ci vendicheremo!».

Di tutt’altro stile, non c’è dubbio, la protesta messa in atto dagli artigiani ieri davanti alla Prefettura di Genova: mazzi di rose rosse offerte alle signore per spiegare le ragioni della categoria. Così come il concerto di protesta dei musicisti del Conservatorio sotto i portici del Carlo Felice. Di certo, visto che non creano disagi agli altri, queste proteste hanno tra la gente più simpatizzanti.

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