Genova, la Liguria e il diritto di celebrare i propri eroi

Gentilissimo Direttore, chi Le scrive è un pubblicista ultraottantenne che da più anni collabora saltuariamente con l’«Avvisatore Marittimo». Con l’approssimarsi della pensione, dopo vari decenni di attività di direzione tecnica di primarie imprese di opere marittime (dopo un esordio avvenuto con la ricostruzione del prolungamento del Molo Galliera negli anni 1957 al 1959), ho ripreso ad occuparmi di giornalismo. In questo campo da giovane avevo operato in veste di «praticante» nella direzione spezzina della «Gazzetta» di Livorno (Direttore Furio B. Terzet) assieme ad altri ragazzi come Rubino, Bazzali e altri. Ho preso parte alla fondazione di fogli locali, come «il Ponentino», «il Corriere di Sestri», e sono stato editore di una rivistina letteraria «Pocaluce», in cui ebbero a scrivere pure Sanguinetti, Claudio G. Fava, Fernanda Pivano ed altri. Attualmente sono nel gruppo del Praino come direttore responsabile.
Quale lettore assiduo de «Il Giornale» apprezzo molto le pagine con la cronaca di Genova. In una di queste, giorni fa, ho avuto il piacere di vedere citato il caro amico capitano e storico Bruno Aloi, in ordine all’atto vandalico compiuto su una lapide commemorativa dell’intervento di Garibaldi nello scontro con i prussiani a Digione durante la Guerra franco-prussiana del 1870.
Il «troglodita» che ha compiuto il gesto pensava di esprimere il suo essere antifascista, ignorando che il termine «duce» citato nella lapide è sempre stato riferito a Giuseppe Garibaldi come: «duce delle Camicie Rosse». Colgo l’occasione per dire pure io la mia su di una proposta avanzata (non ricordo bene da chi), di spostare il monumento di Colombo da Piazza Acquaverde e collocarlo al posto del monumento all’uomo di mare che si trova eretto in prossimità della foce del Bisagno e davanti all’entrata della Fiera del Mare (di cui mi onoro di aver piantato il primo picchetto per il tracciamento dell’area).
Proprio Bruno Aloi, anni fa, propose di spostare il monumento al centro della rotonda di Via Corsica, elevandolo su di un cubo sui lati del quale potessero comparire i nomi degli altri grandi navigatori liguri come Nicoloso Da Recco, Leon Pancaldo, Antonio Da Noli, i fratelli Ugolino e Guido Vivaldi. Mentre Genova è piena di presuntuosi ideologizzati che confondono Garibaldi con Mussolini, non ci è dato di riscontrare che ci siano persone, più o meno acculturate, che si sentano portate a voler mettere più in luce la circostanza che Genova e la Liguria abbiano annoverato, assai più di altri paesi, tanti grandi navigatori nel corso della storia dell’umanità.
Anche una tale peculiarità, come sopra detto, sarebbe stata tale per far sì che alla Liguria fosse riconosciuto lo status di Regione a statuto speciale. Perché infatti questo privilegio deve averlo il Friuli Venezia Giulia e non la Liguria?! Questo per il suo passato di repubblica sovrana protrattosi per più secoli e ammessa di autorità al Regno di Sardegna senza alcun plebiscito.

Aggiungo pure che la Liguria si è vista privata di Nizza e Mentone pagando un tale prezzo alla Francia per la vittoria conseguita da Napoleone III a Solferino, ottenendo per l’Italia la Lombardia, che oggi la Lega vorrebbe solo per se stessa unitamente ad altre regioni del Nord Italia! La Liguria, e Genova in particolare, non vogliono più sentirsi alla stregua di un «Calimero» del Carosello di un tempo che si sentiva sempre vittima di «un’ingiustizia»!

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