Scene da autunno caldo in questa caldissima primavera. Esplode la protesta operaia per il piano di ristrutturazione Fincantieri annunciato l’altro giorno. Tagli drastici: 2551 posti di lavoro su 8500 (il 30% dell’occupazione attuale), chiusura di due centri produttivi su otto (Castellammare di Stabia e la storica darsena di Sestri Ponente) e dimezzamento dell’attività a Riva Trigoso. Il settore armatoriale attraversa una crisi drammatica in tutto il mondo, dal 2007 gli ordini di nuove navi sono precipitati del 55% e il polo pubblico italiano dei cantieri non è risparmiato.
Ieri la protesta dei lavoratori contro il piano industriale è dilagata dalla Liguria alla Campania. A Genova gli operai si sono scontrati con la polizia davanti alla prefettura. Scene che hanno ricordato la bagarre del G8 di dieci anni fa. Le forze dell’ordine erano schierate in assetto antisommossa davanti al Palazzo del governo, le tute blu hanno tentato di sfondare il blocco usando cassonetti dell’immondizia come arieti e lanciando pietre, petardi, bottiglie. La polizia ha risposto a colpi di fumogeni e manganelli. Nei tafferugli sono rimaste ferite otto persone, due manifestanti e sei agenti.
Tensione altissima pure a Castellammare. Anche nel Napoletano è stato preso di mira un ufficio di rappresentanza pubblica, il municipio. L’altra sera un gruppo di operai vi ha fatto irruzione: erano appena scesi dal pullman di ritorno da un sit-in davanti alla sede di Confindustria a Roma.
Hanno occupato gli uffici mentre era in corso il consiglio comunale e sequestrato per alcune ore sindaco, vice, comandante dei vigili, consiglieri. Hanno devastato tutto quello che potevano: mobili, marmi, computer, porte e finestre, i busti di Vittorio Emanuele II e Garibaldi. Alla furia distruttrice sono scampati un ritratto del papa e uno di Napolitano. I danni ammontano a decine di migliaia di euro. Negli scontri con le forze dell’ordine sono rimasti feriti quattro agenti di polizia: guariranno in una settimana. Il sindaco ha denunciato infiltrazioni camorristiche.
In mattinata, un altro gruppo di operai napoletani ha bloccato la strada statale sorrentina, riaperta nel primo pomeriggio per mezz’ora per fare defluire il traffico e subito richiusa, mentre in Liguria il picchettaggio sindacale ha impedito di entrare in autostrada a Sestri Levante. Scioperi e cortei anche ad Ancona, dove peraltro l’arsenale Fincantieri è risparmiato dalla mannaia del piano industriale.
Scontri, feriti, danneggiamenti. La protesta per la crisi industriale di Fincantieri è sfociata nella violenza, che la Fiom definisce semplice «lotta dei lavoratori»: pare non ci sia alternativa nell’Italia di oggi. Scatta subito la caccia al capro espiatorio su cui scaricare la rabbia. Il bersaglio immediato sono le forze dell’ordine, ma quello vero è il governo. Il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, ha ipotizzato uno scenario di guerra tra poveri, con l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono che avrebbe ceduto a presunti diktat leghisti salvaguardando i siti produttivi del Nordest e dell’Adriatico a scapito di quelli tirrenici. Nichi Vendola, leader di Sinistra e libertà, ha parlato di «delitto insopportabile».
I rappresentanti dei metalmeccanici liguri sono stati ricevuti dal prefetto di Genova, ma vogliono parlare direttamente con Berlusconi, non con il «ministro finto» Paolo Romani. Il titolare dello Sviluppo economico ha convocato per venerdì 3 giugno i vertici di Fincantieri e delle sigle sindacali. «Ci hanno dato tutti ragione - ha detto Bruno Manganaro, della Fiom ligure - dal prefetto al presidente della regione Claudio Burlando al sindaco Vincenzi. Poi ci hanno fatto parlare con il ministro Romani, che ci ha detto “dovete fidarvi, non si chiude niente”.
Ma noi non ci possiamo fidare, vogliamo la data certa di un incontro ai massimi livelli». Nella vertenza interverrà anche l’Unione europea: il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani ha garantito alcune decine di milioni di euro dal Fondo europeo per la globalizzazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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