Cronache

Genova perde la meglio gioventù? Un patto per il futuro

Genova perde la meglio gioventù? Un patto per il futuro

(...) e vogliamo sperare che come noi la pensino anche i consiglieri regionali del Pdl che, spesso o anche solo talvolta danno segno di sè nella sala gialla. Penso a Gianni Plinio, a Nicola Abbundo, a Gino Morgillo, a Matteo Rosso, a Gino Garibaldi, a Gabriele Saldo...
Quindi - proprio perchè credo che certe battaglie non abbiano colore politico, nè di testata - cito volentieri gli ultimi due capoversi del commento di Lorenzo Cuocolo sul Secolo di domenica: «Al di là di ogni spettro consociativo, Genova ha forse una sola possibilità per restare sul margine del precipizio, e addirittura diventare un esempio da seguire: un confronto continuo tra i diversi soggetti che possono e devono prendere le decisioni. È troppo inguenuo immaginare che tutti i lunedì mattina alle 8, per un’ora, si ritrovino allo stesso tavolo il sindaco, i presidenti di Provincia e Regione, il prefetto, il presidente della Camera di Commercio, il rettore, il presidente dell’Autorità portuale, il presidente di Confindustria, quello di Carige e forse qualcun altro? Servirebbe un calendario con dieci priorità, condivise, con una precisa indicazione dei tempi di realizzo e delle responsabilità di ciascuno. Questo servirebbe a Genova».
Sono perfettamente d’accordo. Forse qualcuno dei partecipanti ipotizzati non è proprio strettamente necessario o operativo, forse ha più qualifiche che capacità di incidere davvero nella vita cittadina, ma penso che questo sia il momento di lasciar perdere ogni veto incrociato o simpatia.
Questa è l’occasione per ricominciare davvero. E, se posso dirlo, da diretto interessato, mi piacerebbe esserci, a quel tavolo. E con me il direttore del Secolo (a proposito, facciamo i migliori auguri di buon lavoro al nuovo direttore Umberto La Rocca, professionista a denominazione di origine controllata e persona perbene, che si insedierà la prossima settimana), quello del Corriere mercantile e il caporedattore de La Repubblica-Il Lavoro.
Perchè - al di là delle scelte diverse, al di là delle polemiche su un titolo o un articolo, al di là delle sensibilità umane e politiche fortunatamente non uguali per tutti (ci mancherebbe) - credo che il ruolo dell’informazione e in particolare della carta stampata, sia decisivo per il futuro della città. E che gran parte dell’establishment, spesso troppo impegnato a parlarsi addosso o, peggio a parlare con gente interessata solo a sponsorizzare il proprio interesse particolare, o peggio ancora a parlare male di terzi non presenti, potrebbe giovarsi del contributo disinteressato di chi, come noi giornalisti, ha la fortuna di confrontarsi ogni giorno con voi, con le persone vere, con chi vive la città e la regione quotidianamente.
Proprio per questo, se invitati, noi al lunedì mattina ci saremo. Magari, non alle otto. Perchè, visto che non vogliamo lasciare andare via i giovani da Genova, personalmente mi piacerebbe continuare a portare i bimbi all’asilo e a scuola a quell’ora.

Già alle nove andrebbe meglio.

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