Genova - Ci sono le voci. Intercettate al telefono, le pazienti del dottor Ermanno Rossi, il ginecologo che si è tolto la vita lunedì scorso per essere al centro di un’inchiesta su una serie di aborti illegali che sarebbero avvenuti a Genova dall’inizio dell’anno, parlano liberamente con il medico di fiducia. E danno inconsapevolmente agli inquirenti alcune conferme. «Dottor Rossi, ho deciso di fare una interruzione di gravidanza», dice una di loro. E Rossi: «Va bene, ci vediamo al più presto». «Prendo l’agenda e le cerco un appuntamento», risponde senza esitazione il ginecologo. È una delle tante intercettazioni telefoniche, dal contenuto più o meno simile, fatte dai carabinieri del Nas, e contestate alle otto donne indagate e interrogate nella massima segretezza tra giovedì e ieri dal pm Sabrina Monteverde. Tutti gli atti dell’inchiesta - destinata a quanto sembra ad allargarsi coinvolgendo personale infermieristico e almeno un anestesista che avrebbe partecipato agli interventi - sono stati secretati.
La telefonata «incriminata» si riferirebbe a una delle due pazienti che si sarebbero sottoposte all’interruzione volontaria di gravidanza in una nota clinica privata genovese, retta da personale religioso chiaramente contrario alla pratica abortiva e dunque presumibilmente all’oscuro. Due le cartelle cliniche che i carabinieri del Nas hanno sequestrato nella casa di cura, il cui consiglio di amministrazione ha divulgato una nota in cui si dichiara totalmente estraneo alla vicenda. Ci sarebbe la dichiarazione della donna che, interrogata ieri, piangendo ha ammesso davanti al Pm che si è trattato di un aborto, e non di un semplice raschiamento, anche se era inconsapevole di violare la legge rivolgendosi a una struttura privata. Sempre la donna ha raccontato che nella sala operatoria, oltre al ginecologo, erano presenti un anestesista e una infermiera. Perciò nell’inchiesta che ufficialmente ha solo nove indagati, otto donne e il ginecologo potrebbero entrare altre persone. Per tutta la giornata sono continuati gli interrogatori di altre donne. In mattinata sono state sentite due indagate di 35 e 40 anni. La spiegazione data dalle donne al magistrato per aver fatto questi aborti clandestini è che volevano riservatezza e tempi rapidi che a loro parere le strutture pubbliche non garantivano.
Molte di loro non sapevano neppure di infrangere la legge 194. L’importo chiesto dal medico specialista variava dai 500 ai 1000 euro a seconda che l’aborto clandestino fosse praticato in uno dei suoi studi a Genova o a Rapallo o nella clinica privata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.