Genova, sui figli in provetta è scontro sinistra-cardinale

Fabrizio Graffione

da Genova

«Si invita Sua Eminenza a ripensare la decisione resa pubblica l’altro giorno di far interrompere le tecniche di procreazione assistita operate all’ospedale Galliera di Genova. Domani presenterò in giunta il regolamento per l’autorizzazione delle strutture pubbliche e private che erogano questo servizio, Galliera compreso». La Liguria rossa, nella persona dell’assessore regionale diessino alla Sanità, Claudio Montaldo, non capisce le dichiarazioni del cardinale Tarcisio Bertone, ma non perde tempo a «scomunicare» l’arcivescovo di Genova. E le reazioni sono molteplici.
«Nessuno, neppure il presidente dell’ospedale Galliera, può ergersi al di sopra delle leggi dello Stato - sostiene Mario Tullo, segretario regionale Ds -, usando dichiarazioni che mirano a limitare e condizionare l’attività medica e scientifica».
«Si è aperto un nuovo capitolo della crociata che la diocesi ligure ha deciso di portare avanti contro le donne, le coppie e i medici - insiste il radicale Alessandro Rosasco -. Il Cardinale ha perso ogni freno inibitore. Gli anatemi della Curia genovese sono ormai quotidiani».
«Dopo le dichiarazioni del Cardinale siamo preoccupati per la salvaguardia dei posti di lavoro - aggiunge un comunicato dei medici iscritti alla Cgil funzione pubblica - così come per il dispendio di denaro pubblico e la pesante riduzione dell’offerta già normalmente insufficiente di richieste di prestazione delle coppie non fertili».
La «guerra» etica fra centrosinistra e il tenace Cardinale Tarcisio Bertone, successore di Siri, Canestri e Tettamanzi, s’inasprisce dopo lo scontro tra Curia e Regione, prima sul servizio di pillola abortiva a Savona e poi, l’altro giorno, in occasione dell’inaugurazione dei reparti di Neonatologia e Ostetricia all’ospedale cattolico Duchessa di Galliera. A lato del discorso ufficiale, l’arcivescovo aveva esternato alcune considerazioni personali sulla fecondazione assistita. Bertone, per statuto presidente dell’ente ospedaliero in centro città, nel suo discorso ufficiale non aveva detto che intende «far chiudere il reparto di ricerca, sperimentazione e procreazione assistita» come invece è stato «frainteso» dall’assessore Montaldo durante la lettura dei giornali locali.
«Ho soltanto detto - continua il Cardinale - che questa attività mi crea dei problemi di coscienza perché, mentre per la legge 194 non possiamo opporci alle donne che chiedono l’interruzione di gravidanza, per la legge 40 come ospedale non siamo obbligati a introdurre un reparto sulla procreazione assistita; c’è quindi una differenza di obbligatorietà anche in una struttura pubblica».
«Ho promosso un progetto - spiega Bertone - circa l’applicazione della legge 40 all’ospedale Galliera. Voglio studiare le modalità di applicazione all’interno del centro di fecondazione assistita. Saranno poi il consiglio di amministrazione e la commissione scientifica a dire l’ultima parola. Il sessanta per cento dei casi di difficoltà a procreare finora sono stati risolti con le terapie alternative a quella della procreazione in vitro».
Al Galliera, dal 2003, si assistono circa duecentoquaranta coppie all’anno, centoquaranta al San Martino. Qualcuno, fuori dal coro «rosso» in Regione, prende le distanze dai ds proponendo una soluzione che potrebbe accontentare tutti. «Alcune scelte sono discutibili - dice Claudio Gustavino, ginecologo dell’Ist, capogruppo regionale della Margherita -, si sarebbe potuto, considerato i numeri della nostra regione, potenziare il centro di un ospedale laico come il San Martino piuttosto che realizzare un’altra struttura per la fecondazione assistita in un ospedale cattolico come il Galliera.

Non mi meraviglio delle dichiarazioni di Sua Eminenza che rispetto profondamente. Come medico, invece, posso accettare un unico centro nella nostra regione che non sia storicamente di ispirazione religiosa a differenza del Duchessa di Galliera».

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