Ci sono voluti solo sessant'anni, ma ce l'hanno fatta. La Comunità giuliano-dalmata in Liguria vede riconoscere - attraverso una legge regionale votata martedì scorso dall'aula di via Fieschi - un diritto acquisito già nel 1952 attraverso una legge quadro che definiva la qualifica di profugo e forniva le coordinate per le abitazioni al tempo concesse ai 350mila istriani che preferirono la patria alla loro terra. La legge del '52 stabiliva che una quota degli edifici di edilizia residenziale pubblica fosse concessa agli sfollati (anche come atto risarcitorio per i beni degli esuli usati per pagare i debiti di guerra) mentre una successiva legge del 1993 permetteva al profugo di acquistare l'alloggio ad un prezzo pari al 50 per cento del costo alla sua data di costruzione. Una norma che, soprattutto in Liguria, ha trovato forti resistenze nella sua applicazione da parte di Arte, l'ente che gestisce l'edilizia pubblica, restia a cedere le abitazioni.
Un braccio di ferro mai risolto dalla politica ma spesso, invece, chiarito da atti della magistratura che, di fronte a ricorsi da parte degli esuli, hanno sempre dato torto all'ente. Oggi, finalmente, ecco arrivare la normativa che sgombera il campo da ogni dubbio, presentata e portata all'attenzione della Regione dal consigliere Aldo Siri della Lista Biasotti: «È un atto di giustizia per gli esuli e per la memoria di quelli che non ci sono più - ha spiegato l'esponente del centrodestra -. Ho apprezzato il fatto che la legge abbia trovato il più ampio consenso di tutta l'Assemblea, consenso ancor più apprezzato perché non posso non rimarcare che nella nostra regione, ed in particolare nella nostra città, i profughi giuliano dalmati cui sono stati assegnati gli alloggi con regolare bando di concorso della Prefettura del 1972, si trovano da anni nella spiacevole situazione di essere ignorati dalle istituzioni locali».
«Siamo felici per questo riconoscimento che supera la stortura di una legge nazionale e va a chiarire un comportamento non conforme alla legge - spiega il professore Claudio Eva, presidente dell'Associazione Giuliano Dalmati a Genova -Siamo grati a Siri per la tenacia con la quale ha difeso questa pratica».
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