Gli artigiani che rischiano e aprono imprese

(...) di apprezzare i migliori manicaretti, ancor più formidabile. Un pranzo con lui è uno dei motivi per cui vale la pena vivere.
Insomma, Cino Negri. Che, da responsabile di Confartigianato a Genova, ma «responsabile» è una parola certamente limitativa, visto che Cino è una specie di papa laico dell'artigianato genovese, può festeggiare il dato che dà Genova prima in Italia per tasso di dinamismo delle imprese nell'ultimo anno, con un segno più dell'1,52 per cento. Tanto per capirci, Roma, che è terza in questa speciale classifica, è a una crescita dello 0,82 per cento, quasi la metà di Genova.
Come dire? sono dati quantomeno inusuali. Leggere che Genova è «prima in Italia per tasso di dinamismo», qualsiasi sia l'argomento in discussione è qualcosa che mette gioia a prescindere. E che, soprattutto, lascia un po' basiti, tanto è inusuale. Ancor più, poi, lascia piacevolmente basiti per il fatto che stiamo parlando di gente che rischia in proprio ogni giorno, non di posti fissi o di statali.
Insomma, questa è la storia di tanti piccoli eroi quotidiani. E, per quanto riguarda i 1105 che hanno aperto un'impresa artigianale negli ultimi tre mesi, qualcosa di più che eroi. Piccoli coraggiosi che potrebbero raccontarvi come folli temerari che sfidano la congiuntura negativa e che invece meritano un posto d'onore nella nostra galleria di grandi dell'economia.

Insieme agli Steve Jobs de noantri Ico Vivado e David Corsini, piccoli, ma grandi imprenditori, che un po' alla volta sono diventati i numeri uno della robotica italiana; a WaterGenPower di Mario Bianchi, che ha moltiplicato il suo fatturato come nessun altro, riuscendo a diventare un'eccellenza assoluta nella trasformazione delle centrali idroelettriche valdostane; a Carlo e Massimo Vaccari della Filippa che hanno trasformato una discarica in una miniera d'oro verde; a Fincantieri, che ha smentito i corvi; a Carestream che ha scelto Genova fra le tre capitali mondiali; a Walter Pilloni, che ha rilocalizzato a Genova dalla Cina; a Francesco Perri che ha portato la sua Carena nell'alto dei cieli delle costruzioni, dimostrando che le seconde e le terze generazioni possono essere all'altezza dei predecessori; al miracolo di Giuseppe Guerra che ha creato un gioiellino come Rgm, talmente prezioso da riuscire a vendere un suo ramo d'azienda che non fa parte del core business a una multinazionale del calibro di Abb.
È l'Italia che ci piace.
(11-continua)

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