È la battaglia di Luni la vera frontiera del voto

È la battaglia di Luni  la vera frontiera del voto

(...) Ecco, quando si fa così, c’è anche il rischio di raccogliere qualche critica o qualche effervescenza in sala. Ma - se non si è nati per essere serviti o, peggio, per essere servi - molto meglio le critiche e le effervescenze vere, piuttosto che gli applausi finti.
Ed è proprio per questo che ritengo ottimo il successo della riunione dell’altra sera al museo Camec della Spezia, la terza della serie dopo il teatro della Gioventù a Genova e la biblioteca civica di Alassio. La compagnia, lunedì sera, era quella dei soliti Rosso, Plinio e Melgrati, ma insieme a noi c’erano anche un nuovo coraggioso come Gino Morgillo, vicepresidente del consiglio regionale, e Maria Grazia Frija, candidata per il Comune. In platea, fra gli altri, amici e pasionarie della passione più bella, come Nicla Ghironi e Brunella Maietta.
Insomma, una bella serata. Dove il tradizionale spazio dedicato al racconto della verità sul governo Monti, si è abbinato alla campagna per le amministrative alla Spezia, con la candidata sindaca dei moderati, la notaia Fiammetta Chiarandini, rigorosa e puntuale come lo sanno essere solo i notai. E qui è venuto il bello: ci sono stati due interventi, torridi e bellissimi, di due candidati al consiglio comunale dei quartieri periferici spezzini, che hanno raccontato la difficoltà di essere rimasti democristiani senza vendersi ai comunisti in una città dove i comunisti hanno sempre dominato e la difesa dell’ambiente contro gli affari e gli affarismi di sinistra.
Due interventi che, lo confesso, mi hanno commosso. Anche perchè erano tesi a quello che vorrei fosse il centro della campagna elettorale e che, invece, purtoppo, anche comprensibilmente, è sopraffatto dalla durezza della quotidianità. La battaglia per un’architettura giusta anche nelle periferie e per preservare l’ambiente dagli eccessi dello sviluppo - concetto ben diverso dal tentativo di bloccare completamente lo sviluppo, come accade spesso a Genova - è la nostra battaglia, è la battaglia per la Bellezza.
Così come è battaglia per la Bellezza quella che si combatte a Ortonovo, all’estremo confine fra la Liguria e la Toscana, in quella splendida terra di mezzo che si chiama Lunezia. Negli ultimi anni, come abbiamo raccontato passo passo, Ortonovo è stata al centro di una serie di polemiche verso una sinistra che è ferma a un altro mondo e a un altro Muro e l’opposizione ha lavorato tanto e bene per ribattere colpo su colpo.
Ma ora, se possibile, c’è il salto di qualità. Con la candidatura di Giuseppe Benelli, ordinario di filosofia del linguaggio all’Università di Genova, pontremolese affascinato da Ortonovo e da Luni. Perchè, vedete, Benelli ha varie caratteristiche che fanno della sua candidatura un vero jolly. Innanzitutto, è un intellettuale vero, uno capace di affascinare e persino di affascinarsi mentre parla, un affabulatore innamorato di ciò di cui parla. Uno - diciamolo chiaramente - di quelli che solitamente il centrodestra liquida con un’alzata di spalle e uno sguardo tipo mano alla fondina.
E invece. Invece, il salto di qualità.

Non solo i moderati di Ortonovo lo appoggiano convintamente; non solo insieme a lui ci sono altre persone che leggono e scrivono libri, senza limitarsi a guardare le copertine, come Giancarlo Perazzini; ma soprattutto il centro del programma di Benelli è la valorizzazione del territorio, la cultura, la trasformazione di Luni da sito dimenticato, per raggiungere il quale non c’è nemmeno la segnaletica, a cuore del paese e della ricchezza della Lunigiana, praticamente una Pompei della Liguria e della Lunezia.
In una parola, Benelli chiede un voto in nome della Bellezza. È il mio voto.

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