Cronache

«Big Snow», quando viaggiare diventa una (piccola) Odissea

(...) il treno l'ho pagato solo nove euro - sentenzia il vicino di posto -. Di cosa mi posso lamentare?».
Intercity 659 in partenza alle 9.10 da Milano Centrale e diretto a Genova Piazza Principe, arrivo previsto 10.42. Ieri mattina, nel giorno in cui «Big Snow» si manifesta in tutta la sua potenza e grandezza, è qui in carrozza che la verità di quel detto su un approccio un tantino disincantato nei confronti della realtà, prende forma e incombe con la precisione di un calcolo matematico che riduce quasi allo zero il margine d'errore. Per carità, ce l'avevano detto che forse mettersi in viaggio con queste condizioni meterologiche non era il massimo. Ma uno pensa, e spera fino all'ultimo che fili tutto liscio, e che i treni siano il mezzo di trasporto tutto sommato più tranquillo e sicuro, capaci di tirar dritto anche quando cade la neve. Invece... Invece alle 9.45, dopo appena 35 minuti di tragitto e 10 di ritardo, siamo già fermi nella stazione di Pavia. Fuori gli uomini con la pettorina arancione fosforescente spalano la neve dalle banchine. Aspettiamo, speranzosi in una comunicazione che ci dica il nostro destino, ma pare che il treno non abbia alcuna intenzione di rimettersi in moto. Dopo poco arriva il primo annuncio: per via di un guasto al locomotore, si ripartirà con 15 minuti di ritardo. In carrozza ci si guarda con l'aria rassicurata di chi è ben cosciente che poteva andare peggio, molto peggio. Lo sa bene anche il vicino di posto che con un auricolare infilato nell'orecchio con la musica a tutto volume, inizia la sua apologia del pensare positivo, inculcando nelle altre due passeggere, un senso di fiducia su una rapida e tempestiva risoluzione dei problemi. In fondo si tratta solo di un guasto e se il capotreno ha detto 15 minuti, perché non credergli? Passa giusto il tempo per cullare il pensiero dell'arrivo a casa, a Genova per l'una, a Sanremo per l'altra, per sentire il calore dell'abbraccio dei propri cari, ed ecco il secondo annuncio: il locomotore è da sostituire, il treno ripartirà con 55 minuti di ritardo.
«È la prima volta che mi capita una cosa del genere» dice il vicino di posto come a voler giustificare quell'uscita dovuta ad un eccesso di ottimismo. E per quanto si sforzi di intrattenere e rassicurare le due signore, loro iniziano a preoccuparsi sul serio e a mettere in discussione l'arrivo a destinazione. Intanto i riscaldamenti si spengono: sono collegati al locomotore e se si guasta uno, smettono di funzionare anche gli altri. Fa freddo, fuori nevica e la temperatura all'interno del vagone sta scendendo rapidamente. Nei corridoi passeggiano nervosamente pendolari, mamme con bambini, viaggiatori e turisti. C'è chi cerca un controllore o il capotreno per chiedere informazioni sullo stato del guasto e sui tempi di rimessa in funzione del convoglio. Poi qualcuno prova a ingegnarsi, cercando soluzioni alternative ad una permanenza forzata nella stazione di Pavia. C'è chi pensa a chiamare un amico che lo possa ospitare, nel caso le cose si mettessero davvero male. «Alle 10 di ogni ora parte un treno da Milano, e quindi se il treno che arriva ora è vuoto, possiamo salire sopra - suggerisce il vicino di posto -. Perché io non ci salgo sui bus navetta a fare il jolly con questo tempo». Meglio stare qui ad aspettare al freddo e al gelo, mentre là fuori «Big Snow» ci seppellisce sotto una coltre bianca. Intanto là fuori, gli altoparlanti stanno annunciando altri ritardi sulla linea. Settanta minuti, no, forse di più. Per fortuna sono i treni che vanno in direzione opposta e quindi non hanno nulla a che vedere con il nostro. «L'importante è arrivare», dicono dal corridoio cercando di guardare il lato buono di questa piccola Odissea. Poi il miracolo: sono le 10.30 e il vagone ha un sussulto, il riscaldamento ricomincia a sfiatare. «Buon segno?» chiede timidamente una delle due signore in carrozza. Un fischio e il treno riparte, con un'ora di ritardo. La gente esulta. Il vicino di posto gongola: «Cosa vi avevo detto, poteva andare peggio no?».

Inguaribile ottimista.

Commenti