«Non capivo perché fosse necessario intervenire per dare quel parere dal momento che non si trattava di una scelta politica, ma al nostro dirigente, all'architetto Tomiolo, era stato richiesto e lui ha ritenuto di darlo». Claudio Burlando cerca di spiegarsi cosa sia successo, ma appare sereno dopo aver parlato sia con la sua vice presidente, sia con il dirigente, finiti entrambi sul registro degli indagati. «L'architetto mi ha ribadito di essere convinto del contenuto del parere che ha dato - continua il presidente della giunta -. Tra l'altro credo che anche i legali del Comune o di Area 24 che hanno recepito quel parere si siano detti convinti della sua correttezza e abbiano agito di conseguenza. Non riesco proprio a capire perché si sia arrivati a questo. Aspetto di conoscere le carte e dico che sarà interessante vedere i risultati di questa indagine. Quanto a Marylin Fusco, credo che l'avviso di garanzia sia il classico atto tecnico necessario per poter fare la perquisizione nei suoi uffici».
Se Burlando difende naturalmente l'assessore e il tecnico, va registrata soprattutto la reazione quantomai composta dell'opposizione. Nessuno ha chiesto le dimissioni di Marylin Fusco o della giunta e anzi dal Pdl sono arrivate parole estremamente moderate dopo il blitz dei carabinieri in piazza De Ferrari. «Sono garantista da sempre - stoppa qualsiasi ipotesi di accusa il capogruppo Marco Melgrati -. È sempre inutile fare commenti a caldo, tantopiù quando siamo in presenza di un semplice avviso di garanzia e neppure di un rinvio a giudizio. Figuriamoci se cambio questi miei convincimenti per accusare Marylin Fusco». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il suo predecessore Matteo Rosso che gli ha recentemente passato lo scettro da capogruppo: «Nessun giudizio affrettato. Vediamo se emerge qualcosa dagli atti dell'inchiesta».
Quasi quasi i più preoccupati sembrano proprio quelli dell'Italia dei Valori. E non certo i genovesi, ma i vertici romani, che appena saputo della perquisizione hanno preteso di sapere ogni dettaglio dal capogruppo dipietrista in Regione, Nicolò Scialfa. «Ho assicurato loro che allo stato non esiste nulla di eclatante, e che tutto si potrà risolvere, come credo e spero, al più presto in una bolla di sapone - ha spiegato Scialfa -. Non cerchiamo assurdi accostamenti con il caso della Regione Lazio: qui siamo al punto che non sappiamo neppure di cosa si stia parlando». Il capogruppo difende a spada tratta sia il partito, sia la vicepresidente. «Il partito è in attesa di avere le carte dell'inchiesta, solo leggendole con attenzione potremo saperne di più.
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