(...) e il sindaco Marco Doria, a 3 anni dall'accordo di programma, hanno bocciato il progetto di ricollocamento della Facoltà di Ingegneria nel parco tecnologico di Erzelli. Occasione unica per gli studenti che avrebbero avuto la possibilità di studiare vicino a realtà come Eriksson o Siemens che sulla collina high-tech invece hanno già scommesso. Occasione unica e rara per Genova, per la Liguria e per l'Italia intera, di rappresentare un punto di riferimento internazionale e d'avanguardia per la ricerca. Ma tant'è, ogni cambiamento ha il suo prezzo e quello per Erzelli sembra di capire, sia troppo alto.
In breve la versione dell'Università: il trasferimento non è fattibile perché «oltre ai finanziamenti pubblici e alle cessioni del patrimoni immobiliare servono 42 milioni di euro che non abbiamo - dice Deferrari -. L'Ateneo sarebbe costretto ad attivare un cospicuo mutuo che porterebbbe l'indebitamento oltre le soglie consentite dalla legge e non verrebbe autorizzato». E il rettore certo non vuole fare scelte che penalizzino l'Università per i prossimi vent'anni, con tagli alla didattica, ai docenti. Trattative, rimarca lui, non ce ne possono essere. Nonostante la Ght, la Genova High Tech, società che costruisce Erzelli abbia offerto di farsi garante per 36 milioni di euro nel caso in cui la gara per vendere gli immobili della facoltà in Albaro andasse vuota. Nonostante la Ght avesse proposto di mantenere lo stesso prezzo degli affitti che la facoltà già paga in Albaro, dando però in cambio locali nuovi e nonostante la Ght si sia detta disposta ad accordare insieme all'Università il costo dei parcheggi. Niente da fare, la congiuntura economica, la crisi mondiale, europea, locale, il piatto piange e un no è un no.
Eppoi, ammette il rettore «nell'Ateneo qualcuno pensa che il trasferimento non ne vale la spesa» e lui certo non è un «fanatico di Erzelli, entrarci non è come andare a Lourdes, a Fatima. Mai pensato. È un'occasione buona, se ci sono i soldi. Qualcuno ci ha anche detto che rischiamo risvolti legali per eventuali danni a Ght, io ho risposto che è meglio avere dei rischi piuttosto che la certezza di problemi legali». Intanto l'unica cosa certa che l'Università incassa sono le critiche delle istituzioni locali, sindacati e industriali che s'inalberano di fronte alla scelta degli accademici. «Abbiamo perso tre anni nell' attesa che l'Università di Genova formalizzasse una decisione che abbiamo l'impressione fosse stata assunta fin dall'inizio - dice una nota del presidente di Confindustria Genova, Giovanni Calvini -. Si tratta di una scelta miope, che rischia di compromettere gravemente le prospettive di sviluppo della città e che penalizza soprattutto i giovani. Valuteremo con attenzione le eventuali occasioni future di collaborazione con l'Università, verificando anche l'opportunità di confermare le partnership in essere». Non solo, gli industriali sono pronti ad appoggiare «i proponenti del Progetto del Parco per trovare altri atenei che condividano la visione e le esigenze di sviluppo delle imprese». Soluzione che la stessa Ght anticipa dopo aver saputo del rifiuto dell'Ateneo genovese.
Poi tocca a Doria: «l'Università di Genova a volte è stata oggetto di critiche ingenerose però un appunto mi sento di muoverlo: il rischio d'indebitamento a causa del trasferimento agli Erzelli c'è, ma rimprovero all'Università di essere stata poco partecipe e poco attiva della costruzione della Genova del futuro, l'atteggiamento tenuto, abbiamo bisogno di questo, non basta». Ma ad affondare il colpo più duro è la Regione con Burlando prima che ai microfoni di Radio Babboleo sfoga tutta la propria amarezza. «L'Università ci ha chiesto 140 milioni di euro, ora ne ha 146 e dice che non bastano. Se i soldi non bastano o prima si sono sbagliati i conti, o dopo si sono fatte cose troppo dispendiose. Tutto quello che ci è stato chiesto, noi lo abbiamo fatto. Come ingegnere e studente di quella facoltà con spazi angusti, pensavo fosse un'opportunità straordinaria andare a lavorare ad Erzelli. Ce l'abbiamo messa tutta, e non ci siamo riusciti».
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