PRIMA CHE IL GALLO CANTI

In attesa della nomina ufficiale del nuovo arcivescovo, ci permettiamo umilmente e sommessamente solo di segnalargli una cosetta da mettere in agenda: fare un po’ di attenzione alle esternazioni dei «preti contro», sacerdoti sempre in prima fila in battaglie politiche. Pare che la Diocesi di Genova si sia specializzata nel genere: don Andrea Gallo è il capostipite riconosciuto, ma l’ultima star è don Farinella, che generalmente tende a dare la linea direttamente al Papa.
Se don Gianni Baget Bozzo è stato in qualche modo richiamato dopo essere andato alla convention azzurra, per don Gallo c’è stato un comunicato dalla Curia. Firmato, come lo stesso don Andrea ha tenuto a precisare, dall’ausiliario monsignor Palletti. Per Farinella, invece, si è seguita la linea doppio zero: far finta di nulla.
Ogni volta che qualcuno prova a dire questa cosa, a Genova c’è subito chi gli obietta tutto il bene che don Gallo e la sua comunità di san Benedetto al porto fanno per gli ultimi, i deboli, i tossici. Tutto vero, ma cosa c’entra con un prete che fa politica? Cosa c’entra, ad esempio, con le manifestazioni a favore di chi ha bruciato e incendiato il centro di Milano? Aiutare i deboli è una specie di lasciapassare che autorizza tutto il resto?
E, soprattutto, è giusto coprire con la patente di «deboli» - quasi un «tana libera tutti» - gente che spacca vetrine, incendia auto, terrorizza vecchiette? Gente normalissima e perbene, questi sì i veri deboli della nostra società, non tutelati da nessuno, ma sempre più esposti a una civiltà dei diritti senza alcun dovere.
Ecco, so che è una citazione trita e ritrita, ma forse don Andrea e soprattutto i suoi esegeti dovrebbero rileggersi Pier Paolo Pasolini e le sue pagine corsare: «Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni) vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle Università) il culo. Io no, amici. Avete facce di figli di papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. (...) Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perchè i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano». Parole scritte nel giugno 1968, ma che valgono pari pari ancor oggi.

Basta guardarsi in giro per capire chi sono oggi gli ultimi, i non tutelati, i dimenticati, le persone per bene che rispettano le leggi, pagano le tasse e non pretendono di imporre le proprie idee o la propria violenza agli altri.
Ecco, sarebbe bello che don Gallo e don Farinella si mobilitassero un po’anche per loro. Che poi siamo noi.

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