«Propongo per l'Oscar delle facce di bronzo sia per i consiglieri comunali genovesi che non hanno votato a favore della solidarietà ad un cittadino illustre come Claudio Eva sia per i senatori che, nel chiuso del voto segreto, hanno ripristinato il carcere per i giornalisti aprendo così le porte della galera per il direttore Sallusti. Tutti, a chiacchiere, tetragoni difensori dei diritti ma, nei fatti intolleranti, illiberali e sostanzialmente antidemocratici». Gianni Plinio, responsabile per la sicurezza del Pdl Liguria, sempre in prima linea nelle battaglie per la giustizia, interviene sul caso della condanna a Claudio Eva, il geologo genovese che faceva parte della Commissione Grandi Rischi e che è stato ritenuto colpevole insieme agli altri scienziati di non aver previsto il terremoto all'Aquila. «Quanto prima il Wwf decreterà Genova riserva berlingueriana in modo tale da incentivare qualche residuale flusso turistico di appassionati dalla Cina, da Cuba e dalla Corea del Nord», chiosa sarcastico Plinio.
«Il caso Claudio Eva ha scatenato una serie di commenti di varia natura da parte dei cittadini mentre buona parte della classe dirigente politica della città lo ha snobbato» anche il nostro lettore Gian Luca Fois interviene sul caso.
Continua Fois «Il consiglio comunale ha messo nero su bianco (certificato) il concetto di cosa sono i diritti ed i non diritti valido in questa città. Bene ha fatto Lilli Lauro a chiedere il voto e quindi una risposta da parte del Comune di Genova. Attenzione: non è una debacle non essere riusciti ad avere la solidarietà, è vero proprio il contrario, perché sancisce formalmente e nella sostanza la visione dominate della nostra città. È stata verificata la responsabilità del Consiglio comunale e delle forze della maggioranza di fronte ad un fatto politicamente rilevante. Nessuna solidarietà vuol dire Eva può essere colpevole fino a prova contraria. Questa è una valutazione politicamente durissima che deve avere dei responsabili da guardare in faccia. Questa Sinistra genovese va guardata in faccia per quello che realmente è settaria ed ostile. Qui si condanna il prossimo senza guardare in casa propria. La decisione del Consiglio comunale di Genova non è solo una decisone politica, è un fatto propriamente culturale.
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