Non voglio entrare nel merito del risultato dello tsunami elettorale, dal quale non so se e come potremo uscire. Ma vorrei ricordare agli elettori italiani che «chi di spada ferisce di spada perisce» ovvero che esiste, oltre alla Giustizia divina nella quale ho profonda fede ma per la quale bisogna aspettare, anche una nemesi storica che prima o poi, in politica come in altri campi, ritorce le cattive azioni contro chi le compie. Non so quanti ricordino dove e con chi stavano Fini e Casini all'inizio della loro carriera politica, e come vigliaccamente mollarono Berlusconi nella convinzione di poter fare meglio da soli, per i loro privati ed elettorali interessi, non certo per il bene del Paese.
Forse - dico forse - certe iniziative e certe leggi, quelle sì per il bene dell'Italia, avrebbero potuto esser condotte a termine se la maggioranza del centro destra fosse rimasta quella che era all'inizio. O forse no, ma il tradimento in sé è brutta cosa, di chi ha tradito bisognerebbe diffidare, e chi ha tradito dovrebbe stare attento di non esser a sua volta tradito non da persone, ma dal «jeu du hasard», dalla mutevole fortuna che nella sua imprevedibilità può diventare giustiziera.
Casini e Fini, nel mettere in opera il loro tradimento, hanno scelto male, ed ora si ritrovano in braghe di tela, uno da Presidente della Camera a fuori dal Parlamento, l'altro in bilico in una terra di nessuno, ed entrambi, mi si passi il termine, ben sputtanati di fronte al paese.
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