Dalle urne esce un buon Consiglio: più giovani e capaci

Dalle urne esce un buon Consiglio: più giovani e capaci

(...) raramente, soprattutto nel Pdl e nel centrodestra ligure, dove in tantissimi sono bravi a chiedere spazio, ma i ringraziamenti sono più rari dei successi di questi giorni.
Detto di Vinai, la cosa che colpisce in questi giorni è il silenzio surreale degli organi ufficiali del Pdl (e, se è per questo, pure delle tre liste apparentate alla candidatura di Vinai, della Lega Nord, della Destra e degli altri piccoli) sul ballottaggio e sull’idea di dare indicazioni di voto. Come se Doria e Musso fossero la stessa cosa.
Non lo sono, noi stiamo con Musso.
Posso dirlo? Siamo al manicomio. Perdono, continuano a perdere e continuano a non capire nulla, a pensare ai loro congressi di partito, alle loro lotte per eleggere il coordinatore di un paesino, di cui interessa solo e unicamente a loro, e alle alchimie per tornare a Roma senza capire che, in questo modo, nessuno o quasi degli attuali parlamentari tornerà a Roma. Spazzati via dagli elettori e dalla loro miopia, dall’incapacità di capire il loro popolo e dalla stupidità di tener fuori dal loro perimetro tutti coloro che possono essere capaci e apprezzati, per la paura che possano portar via il posto a lorsignori. Che tristezza, che vergogna!
E gli elettori si confermano sempre meglio degli eletti: hanno mandato in consiglio comunale ottimi rappresentanti, a destra come a sinistra: dal giovane Paolo Gozzi, a Giovanni Vassallo, Alberto Pandolfo e l’ottimo Giorgio Guerello per il Pd; a Franco De Benedictis per i dipietristi; fino ai pidiellini Lilli Lauro e soprattutto Matteo Campora e Stefano Balleari, i tre migliori della squadra uscente. E anche fra i non eletti ci sono l’ottima performance di Gian Luigi Fois (Pdl) e quella straordinaria di Luca Mazzolino per Liguria Moderata, uno da cui si può davvero ripartire per costruire un nuovo progetto: pulito, perbene, radicato, onesto, moderato. Serve altro?
E telefonate come quelle di Giuliana Valle Pierottet e di Ignazia De Feo («non ho simpatia politica per Musso, ma dopo aver letto il suo articolo lavorerò dodici ore al giorno per aiutarlo») danno un senso alla politica, oltre che al nostro lavoro. Straordinarie.
In questo quadro - oltre a un’intervista del capogruppo in Regione Matteo Rosso, uno dei pochissimi che non ha mai smesso di ascoltare il suo popolo, lontano dalle alchimie del politichese - fa piacere vedere la resipiscenza di uno di quelli che ha sbagliato di più in questi anni, buttando alle ortiche un patrimonio di credibilità che si era guadagnato e soprattutto la lista arancione, oltre alla possibilità di essere leader a Genova. Ultimo errore della serie lo scarso entusiasmo nel sostenere la candidatura di Vinai, con tanto di lettera surreale a sostegno di Lilli Lauro, brava consigliera certo, ma senza riferimenti al candidato sindaco.
Insomma, Sandro - che è e resta un amico - ha inanellato una serie incredibile di errori, ma ieri ha firmato parole ottime e abbondanti: «Ho telefonato al senatore Musso per informarlo che lo appoggerò con assoluta convinzione. Nel passato ho sollevato molte contrarietà sulle sue scelte politiche ma, comunque, il suo progetto di città è più vicino alla mia idea di Genova rispetto a quella del professor Doria, cui vanno in ogni caso, i miei complimenti».

Biasotti, che ieri non era a Roma, sembra aver letto bene il nostro articolo: «Pur deluso dai nostri risultati (a Genova siamo passati da 81mila voti delle regionali, pari al 30,5 per cento, a 21mila voti di ieri, pari al 9,21 per cento) mi sento di dare indicazione di voto per Musso a tutti i miei sostenitori e a tutti quelli che non si rassegnano a lasciare morire questa meravigliosa città».
Bentornato, Sandro. E buona lettura del Giornale.

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