il derby dei lettori

2LE PORTE CHIUSE

I lanzichenecchi

e la sindaco
Dottor Lussana, in occasione della partita a porte chiuse contro il Milan, Genova ha dato il peggio di sé. Nessuno dei protagonisti (Società, Sindaco, vice sindaco, etc.) ha avuto il buon senso od il coraggio di dire che il delirante comunicato della T.O. (Tifoseria Organizzata) non lasciava altra scelta al Prefetto. L'invito a schierarsi come un corridoio umano al passaggio dei tifosi milanisti per «non agevolarne» l'accesso ai loro posti, equivaleva a preannunciare una mattanza tipo tonnara. Si dirà: ma l'osservatorio ha imprudentemente concesso il permesso di trasferta ai milanisti. Ma qualcuno si è chiesto se la decisione non fosse piuttosto un atto di fiducia al buon senso ed alla civiltà dei genovesi? Invece ha vinto la piazza becera, i giacobini di periferia strafatti di birra e peggio, quelli che «non dimenticano». Giustizia è già stata fatta, ma loro ne vogliono di più e come piace a loro. Le autorità, a pecorone, hanno strillato reclamando addirittura che si era attentato all'immagine della città. Ma cos'è, questa? Una città in mano a bande di lanzichenecchi? a descamisados urlanti? Dove vince chi urla? Dove ha ragione chi minaccia di menar le mani? Per la nostra sindaco deve essere stato un dolce ritorno al passato. Già con il G8 gli stupratori della città erano passati per vittime e l'autorità costituita per carnefice. Neanche allora una parola di pietà o d'amore per la città ed i genovesi. Ed allora, Dio salvi la regina, ma, per favore, lasci perdere il sindaco. E per fortuna il buon Dio non fa parte della T.O.

2LE POESIE

Sotto scacco
Alla fine/ vince/ la paura,/ Genova/ sotto scacco/ che peccato! La Superba/ china/ la testa/ vince/ il tifo/ violento/ la/ becera/ tenzone;/ gli ultra/ la curva/ violenta/ becera/ faziosa/ e criminale/ nel vuoto/ a perdere/ della partita/ senza senso/ Sculli/ sbatacchia/ il diavolo/ e fa/ uno a zero.
Solo Samp
Al Barbera/ muscoli tesi/ mediterranea/ corrida/ uno a uno/ a singolar/ tenzone; Pazzini insacca/ penality/ utile/ unico;/ 500 in/ attesa/ degli eroi./ Ancora Napoli/ Mazzarri un ex/ e poi champions!
Mario Sciacca
2SQUADRA ITALIANA?

La globalizzazione

in nerazzurro
A Barcellona si è svolta la semifinale della Champions fra il Barca ed... il «Resto del Mondo» che vestiva, per l'occasione, la maglia dell'Inter impropriamente considerata per l'occasione squadra italiana. Infatti neppure uno fra gli undici giocatori più l'allenatore che indossavano la maglia nerazzurra sembra sia nato in Italia. Le terre che han dato loro i natali sono le più svariate e non son neppure tutte dello stesso continente. L'unica differenza è il soggetto festeggiato: anziché un giocatore a Barcellona il beneficiario è stato il signor Moratti, ricco petroliere che di professione fa il Presidente di società di calcio, nonché questi dodici signori che, avendo superato il turno, godranno di un lauto premio-partita. Ecco un classico esempio di globalizzazione.
Giuseppe Torazza
2MA CHE CALCIO È?

Brutto spettacolo

quel «catenaccio»
Carissimo Direttore, vorrei gettare un poco di acqua sugli osanna, le esternazioni di gloria, le manifestazioni di tripudio che sono seguite alla partita Barcellona-Inter con la squadra milanese che, perdendo gloriosamente 1-0, si è piazzata per la finale. L’Inter ha passato il turno. Bene. Viva l’Inter ed auguri per la finale. Chi vince ha sempre ragione, indipendentemente dai mezzi usati. I quali, mezzi, giustificano sempre il fine.
Ma, per questo risultato, ha fatto con un ambiguo regolamento di torneo che, in nome della equità, fissa gli «scontri» non si debbano fare in un incontro cioè, di una sola partita ma in due partite da giocare sull’uno e sull’altro campo. E, qua, l’equità cade in quanto è nettamente favorita la squadra che gioca per prima sul suo campo. L’Inter ha fatto tesoro di questa situazione. Adoperando un estenuante «catenaccio», non giocando ma limitandosi, solo a non far giocare l’avversario. La squadra milanese, ha schierato, sin dal principio, dieci giocatori davanti alla porta, un muro di gambe che respingevano le palle in arrivo. Esigue le poche, abbozzate, le azioni offensive. Chiedo: è gioco del calcio, questo?Ammetto che il «catenaccio» non è proibito dai regolamenti. Ma l’ho sempre visto applicare in fasi saltuarie delicate della partita. Per esempio verso il finire quando c’è da difendere un risultato. Mai, per tutti i 90 minuti.

Respingo, pertanto, la definizione che questo è gioco all’italiana soprattutto da elogiare, con buona pace dei signori Rocco ed Herrera. Quando le squadre italiane erano competitive, in campo internazionale, vincevano giocando, attaccando e segnando.
Dott. Elio Rosi

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