il dibattito in redazione

il dibattito in redazione

2BIOTESTAMENTI
Che la sindaco

pensi alla città
Spettabile redazione, apprendo che la Signora Sindaco minaccia un’azione legale collettiva contro la circolare ministeriale che dichiara privi di valore i registri comunali, istituiti per raccogliere i «biotestamenti».
Premesso che qualsiasi persona con una pur minima infarinatura giuridica, non lo ignorava, mi permetto di suggerire alla predetta, se vuole sperare in un secondo mandato, di rinunciare alla sterile iniziativa e a interessarsi piuttosto all’amministrazione della città (strade, marciapiedi, illuminazione, pulizia, verde, sicurezza, emergenza Sestri ecc.) e ai problemi quotidiani, mettendo da parte gli ambiziosi progetti faraonici, non di sua competenza, e che non garantiscono il ricordo dei posteri, di non ricorrere con disinvoltura e frequenza, alla leva fiscale e tariffaria (vedi Amiu e Amt); di far cessare l’empio supermercato delle tombe usate a Staglieno; la vanità dispendiosa delle varie notti bianche et similia e svolgere unicamente le funzioni di Sindaco cioè di saggio ed attento amministratore della cosa pubblica.
A queste condizioni sarà ancora in tempo per acquisire la simpatia e il suffragio di tutti i cittadini, anche di quelli di altro credo politico.

2CORSI E RICORSI
La citazione

firmata Cavour
Gentile dott. Lussana, nella ricorrenza del centocinquantesimo della proclamazione dell’Unità, e in occasione delle celebrazioni cavouriane, le invio una frase di Cavour, che penso si adatti alle vicende odierne, e che potrebbe esser resa nota ai lettori: «Gente che vi nominano loro rappresentante, e che il giorno dopo ordiscono una trama ignobile per togliervi ogni credito dentro e fuori, sono gente con la quale un uomo di cuore non può più congiungersi». A Carlo Bon Compagni, 11 gennaio 1860.
Mi auguro che la citazione le possa essere utile. Con molti auguri.
Bianca Montale
2CASO FINI/1
Il tradimento

e il «rompiballismo»
Caro direttore, molto bella e anche toccante in certi passaggi rievocativi la lettera di Gianni Plinio sui suoi rapporti con Fini. Naturalmente i rapporti personali, come tali, sono rispettabili, ma una questione politica si pone.
In pratica di cosa accusa Plinio il presidente Fini? Di aver modificato il suo modo di pensare, le sue idee, il loro contenuto? Al contrario Plinio sarebbe rimasto fedele ad esse. È da elogiare, finalmente un po’ di chiarezza.
Senza entrare nel merito delle idee dell'uno e dell'altro, Fini avrebbe, oggi, idee che in Usa lo definirebbero «liberal» (magari di sinistra), anche se queste definizioni sono da prendere con le pinze, perché il candidato repubblicano avversario di Obama aveva idee simili. Plinio, al contrario ha mantenuto idee più tradizionali di una certa destra italiana.
Sulla base di questo, parlare di tradimento, e non di modifica culturale-ideologica, sempre ammissibile e rispettabile, è opinabile. Tradimento sarebbe se un soggetto mantenendo le stesse idee, per puro opportunismo, tiene comportamenti, contrari alle sue idee, ma per lui convenienti. Ma dal ragionamento di Plinio si evince proprio il contrario.
Soprattutto si evince un elemento molto più grave. Siamo sicuri che la fuoriuscita di Fini dal Pdl (uso un termine neutro come «fuoriuscita», non volendo entrare nella discussione se sia stato cacciato o no), posto che in altri partiti convivono, in Italia e all'estero soggetti con anime diverse (ho fatto l'esempio del competitore di Obama che convive con i Tea Party, anzi aveva scelto come sua vicepresidente proprio la Palin) sia dipesa dalle sue idee diverse rispetto a prima e che tanto sono invise a Plinio?
Proprio Plinio ricorda in un passaggio dell'articolo «A chi gli ricordava del mio notorio "rompiballismo" politico era solito simpaticamente ricordare come in una Direzione giovanile avevo presentato un emendamento e fatto ostruzionismo addirittura ad un suo documento». Cioè la fuoriuscita (termine neutrale), l'impossibilità di permanere in un partito, anche discutendo e avendo idee diverse, non nasce dalla loro diversità, ma dall'impossibilità di presentare emendamenti, fare ostruzionismo, essere «rompiballisti». Cioè atteggiamenti che nel vecchio Msi o gioventù missina, erano consentiti. E su questo punto essenziale, per la democrazia e per la vita dei partiti, che Plinio, di cui è nota l'onestà intellettuale e lo spirito libero, che dovrebbe interrogarsi. Oltre che o piuttosto che su occasionali e contingenti convergenze tra Fini e Burlando tutte, del resto, da dimostrare.
È sul primo aspetto da interrogarsi. Se, oggi, è possibile nel Pdl, tenere lo stesso atteggiamento che teneva il giovane Plinio nel Msi.
Ricordo a me e a Plinio e a tanti come lui, che senza il consentire di essere «rompiballisti», lui non sarebbe diventato il Plinio che tutti conosciamo e che in generale la politica si impoverisce se non viene concesso il «rompiballismo». Questo più che le idee liberal o meno sarebbe il discorso da affrontare ed è quello che ha determinato la rottura e i problemi nel centro destra. Sulle idee, come in altri grandi partiti, magari una convergenza si poteva trovare ma sul non consentire ai vari Plinio (nazionali o locali) di fare il Plinio è difficile trovare compromessi.
Francesco Felis
componente direttivo cittadino Pdl
2CASO FINI/2
Famolo strano

anche con D’Alema
Caro Lussana, la mossa (da ligure potrei anche scrivere «mussa», che in senso allargato significa: fesseria...) di Fini e seguaci, ossia la loro discesa precipitosa da quel Governo che, emuli del proclama del generale Diaz nel lontano 1918, avevano accettato con orgogliosa partecipazione, ha «messo lingua» anche Massimo D'Alema. Un'altra mussa, per opera di uno che, educato a pane e Comunismo in famiglia e al Liceo D'Oria di Genova, ben se n'intende...Da Parigi, oggi, «mettiamoci tutti assieme, dalla destra di Fini alla sinistra». Massì, famolo strano, lo scopo è che Fini si monti ancor più la testa...
Cordiali saluti.
Luigi Fassone - Camogli
2CASO FINI/3
Questo presidente

non è garante di tutti
Nella trasmissione televisiva «Vieni via con me» il conduttore Fazio ha invitato e presentato Fini come rappresentante della Destra e come Presidente della Camera dei Deputati. Fazio non poteva fare ciò e Fini non poteva accettare l’invito perché il Presidente della Camera dei Deputati - deve - essere il rappresentante e il garante di tutte le espressioni politiche.
Bartolomeo Panno
2PER LE AMMINISTRATIVE
Si risvegli

l’orgoglio del Pdl
Caro Lussana, per tornare alla sua bella idea di qualche tempo fa, quella delle candidature multiple per Tursi 2012, auspico che il Pdl, a prescindere dal panorama romano, che non vedrà comunque distrutto il partito, come molti beneficiati ingrati auspicano, scelga entro pochi mesi la persona giusta per arrivare a conquistare il Comune.
Da Matteo Rosso a Raffaella Della Bianca, i nomi adeguati alla bisogna non mancano.
E se ci si muove presto, al ballottaggio con la Vincenzi, o chi schiererà il Pd, andrà verosimilmente proprio un esponente del maggior movimento di centrodestra. Le fumisterie di Musso incantano, per modo di dire, piccoli gruppi senza casa, reduci in naftalina della giunta Pericu, finiani in cerca d' un epigono locale che porti un minimo di visibilità a una formazione appena nata e bene non sa dove ancorare.
È ora che il Popolo della Libertà ritrovi orgoglio, passione e determinazione.
Senza subire l' iniziativa mediatica di chi presenta come scelte ideali e di coscienza presumibili calcoli opportunistici sul proprio destino politico.
Saluti cordiali.
Roberto Cesari
2TELEGENOVA
Salviamo la tivù

più vicina a noi
Care amiche e cari amici, grazie per le tantissime voci che si sono alzate a favore della causa di Telegenova.
In un contesto cittadino fatto di un silenzio assordante su tantissime questioni riguardanti la nostra cittadinanza, la «voglia» di pluralismo nella comunicazione locale si sta rivelando una battaglia «giusta».
Purtroppo la cittadinanza genovese è poco abituata a lottare per la propria cultura.
La comunicazione locale costituisce una parte vitale e non derogabile della cultura di una città. Nell’epoca della globalizzazione mediatica «a tutto campo» e dello strapotere di SKY su scala mondiale quella parte di messaggio culturale che riguarda una comunicazione «di nicchia» assume una valenza enorme per la crescita umana e civile della popolazione.
Oggi la televisione è vita. In particolare in uno scenario cittadino di popolazione non più giovanissima dove moltissime persone passano molto tempo davanti al video.
Queste persone unitamente ai più giovani che poco o nulla conoscono della storia e delle tradizioni della propria città hanno bisogno di più voci e quindi più canali cittadini.
Il genovese «deve» capire che il pluralismo televisivo locale è un diritto e non solo un’opportunità. Dirò di più.
Genova, ormai da anni, si sta avviando verso un contesto maturo di multi culturalismo dovuto al melting pot in essere nella città. In altre parole, si trova a dover difendere le sue radici in maniera positiva e non negativa subendo l’innesto di altre culture.
Genova deve offrire un «prodotto culturale» capace di attrarre l’interesse di un numero sempre maggiore di cittadini provenienti da altri lidi ed altre culture per non perdere la propria ragione sociale.
La televisione è forse l’unico mezzo universalmente riconosciuto in grado di creare un effettivo e reale unione delle persone.
Telegenova ha sempre perseguito l’indirizzo locale come ragione della propria esistenza.
La Liguria e Genova in particolare sono sempre stati l’unico focus dell’attività di questa emittente.
Cari amici, la vita del quartiere o gli approfondimenti sulle «cose» a noi vicino non sono meno importanti dei Grandi Servizi sulla Champions League… meditiamo su queste cose.
Gian Luca Fois
2BONDI E NAPOLITANO
Per la politica

ci sono crolli e crolli
Piove, governo ladro! Venti anni orsono pseudo scienziati ambientalisti prevedevano che entro 30 anni la Sicilia si desertificherà e la sabbia doveva risalire la penisola. Il clima, per colpa dell’ozono, la pioggia doveva sparire così come sulle montagne non doveva più nevicare! Sapete che vi dico cari catastrofisti? Siete un branco di cialtroni! E veniamo alla catastrofe politica della nostra cara Italia. Abbiamo sentito il Capo dello Stato che optava con vergogna il ministro Bondi per il franamento dell’armeria dei gladiatori di Pompei. Egregio Napolitano, se ben ricordo negli ultimi 50 anni innumerevoli opere d’arti antiche sono crollate! Veniamo all’aprile 2001 dove crollarono vari metri delle mura Aureliane e guarda caso c’era il ministro Melandri eppure nessuno osò dire vergogna! Ci furono dei crolli nel 2003, nel 2004, nel 2006, nel 2008, nel 2009 e nel 2010. Si faccia una riflessione egregio Napolitano, forse ingenuamente crede che mura di 2000 anni non crollino mai? Qualche intervento (costosissimo) si può fare, ma è come voler risuscitare un morente di cento anni! Egregi Bersani, Fini, Casini, ecc. ecc. che sperate nel tanto peggio tanto meglio? Alle prossime elezioni non credo che possiate essere migliori al posto di Berlusconi. Anzi! Il tradimento di Fini che ha portato allo sfacelo l’Italia, dal Capo dello Stato non è arrivato nessun vergogna, così come alla «tattica» antidemocratica di Bersani!...
Celso Vallarino
2LA POESIA
Il partito

dello sfascio
Quel che il governo fa

interessa poco o niente

più importante è quel che fa

in privato il presidente,
lui si porge col sorriso

l’ottimismo e l’allegria

ma i soloni hanno deciso

che ha una grave malattia.
In arrivo c’è tempesta

si addensano le nubi

ha invitato ad una festa

la marocchina Ruby.
Ogni giorno è quello buono

per colpire il Cavaliere

e se c’è tanto frastuono

spunta pure un faccendiere.


Non sorprende o giù di lì

il gioco dell’opposizione,

altro se lo segue il FLI

proponendo un ribaltone
e diceva sto con voi

prometteva non vi lascio

ma è ritornato poi

il partito dello sfascio.
Antonio Urbano

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