il dibattito in redazione

2LEZIONE DI VITA
Il sacerdote

che accoglie gli ultimi
Gentilissimo Direttore, sottopongo alla Sua attenzione una pagina che sembrerebbe estrapolata dal libro «Cuore».
Sto parlando di un prete, soprattutto di un vero uomo che ho avuto occasione d’incontrare in queste feste dopo alcuni anni che non ne avevo più avuto l’opportunità. Questo sacerdote di cui ti colpisce subito a prima vista la simpatia e la carica umana, 5 o 6 anni orsono per ragioni strategiche della curia genovese era stato trasferito dalla parrocchia ove io risiedo ad una nuova parrocchia ove la figura sacerdotale ai più non è vista di buon occhio. Non sto a raccontarle le iniziative poste in atto da tutti i miei compaesani per impedire il trasferimento, iniziative purtroppo rimaste senza esito.
L’uomo prima, il sacerdote dopo è pero rimasto nel cuore di tutti come sono rimaste nel cuore le Sue «prediche» domenicali improntate alla chiarezza del linguaggio ed all’amore per la Sua gente, prediche che potevano definirsi più un dibattito che un monologo.
In questi giorni ho avuto però, la fortuna di reincontrarlo, abbiamo scambiato alcuni punti di vista, ho fatto presente la mia preoccupazione per il futuro dei nostri giovani in una città che sta lentamente morendo cosa che ha rattristato molto il mio interlocutore, gli è scomparso quel sorriso accattivante, è diventato improvvisamente cupo.
Mi ha toccato nel profondo del cuore quando mi ha raccontato le peripezie cui si sottopone quotidianamente per sfamare dieci amici (così definisce quelli che noi definiamo barboni) per toglierli dalla strada la sera e per offrirgli coperte e luogo ove passare la notte.
Tutto ciò lo fa e non vuole sia pubblicizzato, non vuole lo sappia la gente (anche perché c’è tanta gente malvagia che potrebbe mettere in cattiva luce questo grande uomo); lo ha confidato amichevolmente a me, mi ha detto, al mattino prima di dire la S. Messa, vado a svegliarli, ritiro le coperte, gli consegno quello che ho preparato e ci rivediamo la sera, ove loro ormai sanno che troveranno la porta aperta e ove troveranno quel poco che la Divina Provvidenza gli ha preparato.
Direttore mi consenta di tenere riservato il nome anche perché se lo divulgassi farei un torto a questo grande sacerdote, mi limito a divulgare il messaggio, che in questo mondo di molti inetti e molti farabutti, con un simile comportamento il mio amico sacerdote intende trasmettere.
Ci siamo lasciati con gli auguri di buon anno, gli ho chiesto dove ha passato il Natale, mi ha detto «Sono andato a pranzo con i poveri di una parrocchia del centro storico». «Vedi Carlo, il mio portafoglio è sempre vuoto, sapessi però quanto mi sento ricco e felice». L’ho abbracciato e gli ho detto grazie. Che lezione di vita!
Carlo Casalino
2CONCERTO
Salviamo

il soldato Radetzky
Salviamo il soldato Radetzky e la sua Marcia. Si potrebbe perfino dire che senza polemiche, vecchie e nuove, noi italiani non possiamo vivere. Ultima della serie, la contestazione dell'esecuzione nei concerti di fine anno della più che orecchiabile «Marcia Radetzky» composta da Johann Strauss per celebrare il ritorno a Milano del feldmaresciallo austriaco Josef Radetzky, dopo che i moti insurrezionali del 1848 culminati con le Cinque Giornate lo avevano cacciato.
Per anni ci siamo deliziati nell'accendere il televisore il primo gennaio per goderci il Concerto di Capodanno trasmesso da Vienna e adesso ci si viene a dire che l'attesissimo pezzo scandito coi battimani del pubblico che concludeva trionfalmente l'esecuzione è poco patriottico, soprattutto se messo in relazione col 150° dell'Unità d'Italia.
Ci ricordano alcuni autorevoli osservatori che la suddetta Marcia esaltava il ritorno del Lombardo-Veneto sotto il dominio austro ungarico; neanche se l'evento fosse il peggiore mai capitato alle genti della Penisola nella loro plurimillenaria storia. D'accordo: onore ai caduti delle barricate erette nelle strade milanesi, agli eroi del Risorgimento come Carlo Cattaneo e Gabrio Casati; e ci sta pure un po' di retorica risorgimentale.
Ma tutto questo che c'entra con lo spirituale coinvolgimento suscitato dalla musica, soprattutto quella che si può definire immortale. Nessuno si sognerebbe mai di dire che jazz, boogy-woogye (bughivughi) e le musiche di Glenn Miller sono da dimenticare perché ci ricordano il dopoguerra e la sconfitta dell'Italia.
Almeno i bei ricordi mettiamoli al riparo dalle polemiche, anche da quelle più o meno patriottiche.
2IL VALORE DELLE COSE
Oltremare

non ci interessa più
Quando è in vacanza a 18.000 Km di distanza e alla sera ci colleghiamo con alcuni subacquei italiani presenti nel NA MI Resort per leggere in internet le notizie italiane prima e liguri dopo i commenti sono unanimi sul fatto che le vicende della Fondazione Oltremare debbano restare limitate ai vari attori che se le possono dire e cantare tra loro via facebook visto che il modesto interesse dei lettori su fatti e battibecchi tra pochi soggetti ieri amici e oggi un po' meno: ci auguriamo che dal 2.1.2011 le vicende Oltremare avranno il peso che meritano visto che ci sono altri argomenti di maggior interesse per i lettori quali il dibattito su chi resta a Genova oppure ha scelto di lasciare Genova.
Il nodo di queste Fondazioni o associazioni è sempre lo stesso e cioè sono troppo legate ad una persona e per questo tra un paio d'anni, dopo le elezioni comunali del 2012, la Fondazione Oltremare passerà alla storia come gia avvenuto per GENOVA OPINIONE & C. Saluti
Mario Lauro
2IL CASO MUSSO
Quasi quasi

meglio un Vendola
Sull'argomento Musso vorrei esprimere un mio pensiero maturato ultimamente, anche dopo aver assistito alla puntata su Primocanale a cui tu partecipavi. Per me è diventato un argomento un po’ ostico in quanto la verità è che mi sento un po’ delusa dal suo comportamento. Sono la prima a sostenere persone in gamba soprattutto dalla nostra parte, ne abbiamo bisogno come il pane, e Musso ha tutte le qualità per essere un candidato ed un politico molto valido, un vero professionista. Ma da quando è stato nominato da Berlusconi Senatore della Repubblica (e un giorno si prenderà la pensione di Senatore a vita...) mi sembra cambiato. Che Andreotti avesse ragione quando sosteneva che «il potere logora chi non ce l'ha»?
Enrico Musso persevera nel voler continuare a parlare dei suoi elettori e delle loro richieste, ma sia nelle sue comparse in tv, sia sulle pagine de il Giornale, sia su facebook mi sembra lontano anni luce dagli elettori, dalla serietà, dalla coerenza, dal rispetto, dalla riconoscenza. Tutte caratteristiche che mi sembra lo accomunino sempre più non tanto al gruppo misto a cui ora appartiene (non dimettendosi tuttavia da Senatore, grado ottenuto col Pdl) quanto al Fli dove a mio avviso permane la politica del non fare, del potere, del successo, del personalismo, della non praticità, della distanza dai cittadini, dei giochi di palazzo, delle parole e non dei fatti, della mancanza di programmi, delle discussioni, delle ripicche, del potere che ha montato la testa di certuni, delle manfrine che non si traducono in voti.
Insomma, anche a Genova, forse soprattutto a Genova - città dimenticata da Dio - si avrebbe bisogno di persone e di politici con caratteristiche opposte a quelle del Fli, di persone che dovrebbero avere il coraggio delle proprie azioni e dei propri pensieri.
E allora lasciatemi sfogare dicendo ben venga un Vendola o ancor di più un Renzi, uomini seppur di sinistra ma radicati sul territorio, volenterosi, orgogliosi (forse specialmente della propria terra), persone che tutti i giorni potrebbero urlare: «lascio la mia terra (troppi sono i problemi, gli oneri e le responsabilità), ma resto (perché la amo, la voglio cambiare)».
Roberta Bartolini
2NELLO SPEZZINO
Viabilità disastrosa

per colpa di chi?
Centinaia di spezzini e viaggiatori delle strade spezzine pagheranno ogni fine mese dai 200 a 500 euro di costi di trasporto in più grazie alle loro Amministrazioni pubbliche che nel silenzio generale sono le dirette responsabili dell'attuale e prolungato caos stradale.
Prima alla chetichella poi in modo esteso e sistemico la viabilità dell'area spezzina si piega agli eventi franosi ed è oggi pesantemente condizionata da gravi interruzioni che gravano sulle spalle di chi deve spostarsi per lavoro e per vivere in quell’area. Le interruzioni stradali sono così tante ormai che ci si avvicina a una condizione di quasi paralisi: ancora un paio di interruzioni e davvero l'area si bloccherà. Oggi il traffico ha livelli di imbottigliamento elevatissimi nelle vie alternative basti vedere le code pesanti sul ponte che collega Ceparana con la statale 62 della Cisa; per citare le più visibili elenco le interruzioni nella connessione Marinasco-Val Durasca, nella connessione Marinasco con la provinciale che giunge da Buonviaggio, l'interruzione della zona denominata «alla Ripa» cioè tra Arcola e Bottagna che è addirittura una «arteria stradale vera» cioè un segmento portante per le direttrici del traffico di tutta l'area e nelle ultime ore anche altri segmenti come la via per il paese di Tellaro non più raggiungibile se non dal mare.
Si vada a vedere l'interruzione sulla Marinasco dove una frana sul tornante ha fatto smottare un po' tonnellate di terra e detriti: la strada è rimasta interrotta per settimane, poi è ripreso il traffico ma in modo non ufficiale e poi, da pochi giorni, ancora interrotta con gli sbarramenti di «stanley» per scoraggiare ogni passaggio. Ma nessuna informazione è posta in situ per informare su quando è previsto il ripristino. E intanto centinaia di persone allungano la strada di almeno 20chilometri.
Lo slogan subliminale dietro cui si nascondono le Amministrazioni è: «Siamo in mano al mostro della natura e non si sa quando saremo di nuovo a posto!». La colpa è chiaramente delle Amministrazioni o negligenti o incapaci. Gli spezzini e tutti coloro che devono viaggiare nell'area subiscono oggi il problema del disastro avvenuto così come per lungo tempo hanno subìto in modo inconsapevole il fatto che già prima delle frane di oggi le strade erano già potenzialmente a rischio in alcuni tratti e si poteva sapere (geologi e ingegneri fanno questo per mestiere e anche qualche «contadino locale» saprebbe indicare punti evidentemente a rischio che andrebbero modificati) ma nessuno dell'Amministrazione si è preoccupato di intervenire preventivamente. Ma le tasse pagate hanno già coperto i costi per la manutenzione delle strade che non è stata fatta; dove sono finiti?
Intendo porre in risalto i due problemi che sono le due facce della stessa medaglia: da un lato oggi a disastri avvenuti c'è una lentissima reazione come se l'area e i cittadini debbano per forza subire senza reclamare perché i fenomeni fisici sono spacciati come soprannaturali e, dall'altro, la negligenza e/o incompetenza (terzium non datur) dell'amministrazione pubblica (eletta o nominata dagli eletti) che per anni non ha agito preventivamente che si traduce in concreto in mancanza di dominio professionale nella gestione delle strada. La mancanza di dominio efficace delle strade è stata ed è la causa semplice ed evidente dei problemi e il presupposto delle frane, delle interruzioni e dei pesanti disagi di oggi. Ma forse non si può dire? Il re è nudo?
Mi stupisce, da tecnico e da utilizzatore delle strade dell'area, la mancanza di reazione concreta della popolazione: non si sente nessuna voce che osi contestare alla presente e alle passate amministrazioni i fatti sciagurati di oggi!
Ma non sarà che le amministrazioni spezzine siano sì tecnicamente ben edotte di cosa si dovrebbe fare per assicurare strade sicure e no problemi ai cittadini ma preferiscono aspettare, aspettare che accadano le frane e poi, quando è successo il fattaccio, aspettare ancora ad intervenire finché possono proclamare il famoso stato di calamità, ricevere tanti soldi da Roma (più tempo aspetti più disastri arrivano e più soldi ottieni) e poi si riveleranno maestri nell'usare i fondi secondo il modello recentemente reso noto ai cittadini come «modello gestione Cinqueterre»?
Sarebbe un cattivo pensiero ma troppi indizi oggettivi anzi fatti grossi come le frane parlano chiaro su come la negligenza e l'incompetenza operativa delle amministrazioni spezzine sia la causa reale dei problemi che i cittadini stanno vivendo in queste ore. D'altro canto queste frane piccole e grandi da quanto tempo accadono? Sarebbe bastato monitorare e intervenire nei punti critici cioè ad alta probabilità di frana in caso di meteo avverso per tempi prolungati in modo serio e non con ridicoli interventi palliativi come qualche rete di protezione, modificare i tracciati la' dove occorre tracciare un altro asse stradale o fare coperture in cemento armato? E oggi a disastri avvenuti rendere ben noto ai cittadini i precisi programmi di lavoro (ma li avranno fatti?) con date impegnative di soluzione dei problemi. Questo vuol dire amministrare.
Ing. A. Da Forno
Consulente di Direzione
2Il GIOCO DEL GIORNALE
Sono di sinistra,

ma mi complimento
Non sono un attento lettore del Giornale, ma desidero intervenire sulla competizione, simpatica e avvincente, tra futuri candidati per il centro destra alla Presidenza della Provincia di Genova. Sono, tra l'altro, un elettore di sinistra, ma desidero esprimere un mio giudizio sulla Vostra iniziativa e Lei, se lo vorrà, potrà pubblicarlo. Vedremo presto i risultati della competizione, ma qualunque sarà l'esito dei crudi numeri, avremo due vincitori: Chi ha ideato il concorso (quindi il suo giornale) e Massimo Pernigotti, per il quale molti sostenitori si sono espressi con nomi e cognomi, mettendosi - almeno così appare - le mani in tasca.
Soltanto la prova che i tagliandi non siano stati comprati direttamente dagli altri concorrenti al «primato», potrebbe indurmi a rivedere il mio giudizio (per quel che vale!). Angiolino Barreca
elettore di sinistra
2VALBORMIDA
Una Zona Franca

per l’economia
Nel novembre 2009 mi ero personalmente attivato, con lettera aperta al Ministro dello Sviluppo Economico, per costituire nei Comuni della Valbormida, una Zona Franca che fosse in grado di attirare, per le vantaggiose condizioni fiscali, nuove realtà imprenditoriali.
Il Ministro ribadiva l'impegno del Governo per affrontare le situazioni di crisi delle maggiori aree industrializzate del Nord, con particolare riferimento alla Valbormida, ed accoglieva con favore l'utile proposta che avevo avanzato di defiscalizzazione triennale per le nuove imprese della Zona con meno di 50 dipendenti (normativa europea).


L'approvazione di una Zona Franca richiede un periodo di tempo, ma è fuor di dubbio che potrebbe essere una ulteriore soluzione concreta per il rilancio di tutta la nostra Valle.
Infatti non bisogna dimenticare che esiste una concorrenza globale che offre agli imprenditori condizioni produttive migliori di quelle normalmente riscontrabili.
Giacomo Pronzalino

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