Dalle simpatie per Lotta Continua negli anni bui degli anni Settanta, alla benedizione del film antagonista sugli antagonisti del G8 di dieci anni fa. Dal sostegno a Marta Vincenzi, alla campagna elettorale per il radical chic e principe rosso, professore e consigliere della Fondazione bancaria San Paolo. Dalla stretta alleanza con l'Idv, all'accusa di ieri contro l'Idv perché oltre al no alla moschea «i parlamentari dipietristi in Parlamento affossarono l'istituzione della commissione d'inchiesta sulle violenze della polizia a Genova». Ieri pomeriggio, durante la presentazione genovese della pellicola partigiana di Daniele Vicari «Diaz, don't clean up this blood», l'assessore comunale alla Kultura Andrea Ranieri si è accorto di avere governato per cinque anni, forse a sua insaputa, con i compagni di chi avrebbero voluto «coprire» o non fare chiarezza sulle presunte malefatte delle forze dell'ordine. Di più. Per tutto quel tempo ha lavorato, gomito a gomito, con l'assessore dipietrista allo Sport Stefano Anzalone, che è un poliziotto. Uno di quelli che appoggia la grande coalizione di centrosinistra per la corsa alla poltrona di Tursi, già spaccata sul nascere per motivi ideologicamente forti.
«Ero fianco a fianco con la mamma di Carlo Giuliani a Roma - ha spiegato Ranieri seduto a lato di Vicari e del produttore Domenico Procacci - quando per una manciata di voti e per colpa di alcuni parlamentari dipietristi, il Parlamento rifiutò di istituire la commissione d'inchiesta sui fatti del G8. È stato uno scandalo e un grosso sbaglio. Non tutto il Parlamento votò con il centrodestra. C'è stato chi, come noi, ha votato differentemente».
L'assessore «coerentemente» antagonista dei poteri forti e delle istituzioni, che sostiene uno dei candidati dei poteri forti e delle istituzioni, ieri a lato della presentazione del film ha aggiunto convinto: «Con Doria vinceremo al primo turno». Naturalmente insieme ai dipietristi e ai poliziotti dell'Idv. Dall'ideologia rappresentata da taluna politica di sinistra, all'ideologia del film del bravo Vicari, che al festival di Berlino si è guadagnato il secondo posto di categoria e a Genova il primo posto delle ultime iniziative kulturali promosse dal Comune.
La produzione ha scelto Genova per l'anteprima nazionale, che è andata in scena ieri alle 21 al cinema Corallo. Insieme a Vicari e Procacci, ieri pomeriggio c'erano anche gli attori genovesi Ignazio Oliva e Davide Iacopini.
Su 120 minuti di pellicola, ci sono soltanto tre minuti di immagini di repertorio. Alcune sono tratte dalla «diretta» che l'emittente Primocanale fece alla Diaz, perché avvertita, insieme agli altri mass media, proprio dai vertici delle forze dell'ordine. Fu un'operazione di polizia contro sospetti no global violenti, che per giorni e continuativamente devastarono, saccheggiarono, bruciarono, ferirono Genova terrorizzando decine di migliaia di genovesi, costretti a rimanere chiusi nelle loro case. Invece, quei 93 giovani non sarebbero mai stati violenti. Lo storico aspetto dell'inizio della violenza al G8, infatti, è stato quasi «dimenticato» non soltanto dalla trama del racconto di Vicari, ma pure dall'assessore di tutti i genovesi, che non ha speso una parola a difesa della città e dei cittadini vittime di numerosi manifestanti violenti. Non una parola neanche per quella «zona grigia». Ovvero quelle migliaia di persone non violente che, però, non osarono fermare i violenti che manifestavano in piazza con loro. A differenza di quello che è accaduto, finalmente e per la prima volta, lo scorso novembre durante le devastazioni e gli incendi di Roma.
«Non ci può essere Diaz senza Bolzaneto e Bolzaneto senza Diaz - ha ammonito ieri Vicari - al G8 di Genova c'è stata la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale. La polizia deve chiedere scusa».
Inutile dire che l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e l'ex capo della Digos Spartaco Mortola, sono stati definitivamente assolti dalla Cassazione per il (non prescritto) reato di istigazione alla falsa testimonianza.
«I supremi giudici - ha detto De Gennaro - hanno ristabilito la verità, confermando quello che avevano già stabilito i giudici in primo grado».
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