E il sindaco «non di tutti» festeggia con «Bella ciao»

E il sindaco «non di tutti» festeggia con «Bella ciao»

(...) A votare il marchese rosso sono stati poco più del 22 per cento dei 503mila genovesi aventi diritto al voto ovvero soltanto un elettore su cinque. Beppe Pericu nel 2002 fu eletto dal 40 per cento (210mila voti) e Marta Vincenzi nel 2007 dal 30 per cento (158mila voti). Il candidato del centrosinistra ieri ha ottenuto 114.245 voti (59,7 per cento, ma dei votanti) contro i 77084 (40,3) di quello del Terzo Polo Enrico Musso che ha onorevolmente quasi raddoppiato i voti ottenuti al primo turno. L'affluenza ai seggi è calata fino al 39,08 per cento. In pratica si sono recati alle urne soltanto 4 genovesi su 10. Hanno quindi votato in 196.894, le schede bianche sono state 1307 e quelle nulle 4.252.
Ore 16. Marco Doria lascia lo zainetto a casa. Arriva a piedi nel «point» di salita Santa Caterina. In piazza Fontane Marose si stende lo striscione arancione. Si sventolano le bandiere. Si stappano le bottiglie di spumante. Si chiude il pugno e in tanti cominciano ad intonare «O bella ciao». C'è l'assalto di radio, televisioni e cronisti. Il primo rifugio del sindaco è al primo piano del palazzo con i fedelissimi, a partire da Silvio Ferrari. Sull'uscio restano anche l'ex «notabile» dc Marco Desiderato e l'ex presidente della Regione Giancarlo Mori. Tra gli altri, pure una valanga di dirigenti del Pd, ma Marco Doria avverte: «La nuova giunta la decide il sindaco e basta. No alla logica del manuale Cencelli. I partiti si rendono conto che non mi possono imporre niente perché andrebbero contro la volontà popolare. Entro lunedì comunicherò i nomi degli assessori. Quote rosa al 50 per cento. Tutte persone preparate».
Ore 17. Arriva «per caso» in bicicletta lo sfidante. Enrico Musso scende dalla sella e sale nell'ufficio a due passi da piazza Fontane Marose. Ci sta un bel po' a parlare con «Marco, il collega professore». Dietro di lui, poco dopo, arriva il governatore Claudio Burlando: «Gli ho fatto i complimenti. Abbiamo parlato di Finmeccanica. Non si può svendere».
Ore 17,50. I due rivali per Tursi scendono in strada per andare a Tursi, dove ci sono i «box» di tutte le televisioni locali e nazionali. Veloce stretta di mano per gli scatti dei fotoreporter e le congratulazioni del perdente al vincente. Ancora «O bella ciao» dei supporter.
Ore 18. Prima conferenza stampa sul tavolone nella sala adiacente quella di rappresentanza, a due passi di quello che sarà l'ufficio del prof. Si scopre che «il dato è la disaffezione alla politica, l'astensione si è sviluppata in maniera significativa e preoccupante, non è positivo per la democrazia. Affronterò il bilancio e occorrerà trovare le risorse per non comprimere le spese per i servizi sociali».
Ore 18,30. Primo appuntamento nel box dedicato alla Rai. Gli inviati dell'Uno e del Due litigano per contendersi il «primato» dell'intervista tv.


Tra università, lezioni di Storia economica, l'attico a due passi da Tursi, i consigli alla Fondazione bancaria San Paolo di Torino, gli «amici» inquilini del circolo Tunnel, l'aumento dell'Imu agli altri, ma non a se stesso, il sindaco della comunità di sinistra sarà certamente un «buon sindaco» di Genova. Al punto che rimpiangeremo Marta Vincenzi.

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