«I sindaci non hanno altra via che quella delle dimissioni. Il giorno 29 si decideranno le modalità, nella riunione dell'Ufficio di presidenza dell'Anci, l'associazione dei Comuni italiani»: a confermare la scelta drastica, che deriva da una situazione definita senza mezzi termini «drammatica», è Pierluigi Vinai, segretario generale dell'Anci Liguria. Che ha seguito giorno per giorno, anche a livello nazionale, l'evoluzione - «ma sarebbe meglio definirla: l'involuzione» - dei rapporti fra Stato e amministrazioni locali. «Ora siamo arrivati al limite».
Il punto di non ritorno?
«Direi di sì. I contatti, sempre più preoccupati, fra i vertici delle amministrazioni locali hanno portato a una risposta pressoché unanime».
Che significa...
«... che per farsi sentire non c'è altro mezzo che rinunciare all'incarico».
Sarebbe un fatto traumatico, senza precedenti.
«Ma lo stato delle cose è insostenibile».
Come si è arrivati a questo punto?
«Partiamo dal Patto di stabilità, che fra l'altro stabilisce che le imprese debbano essere pagate entro 30 giorni. Però lo Stato impedisce tecnicamente che si possa fare!».
In che modo?
«Agendo sul sistema dei residui passivi, le somme impegnate e non spese. Sono soldi dovuti, ma lo Stato non permette di liquidarli, i Comuni non possono utilizzarli».
Lo scopo?
«Far vedere all'Europa che non si spende, che escono meno soldi dalle casse».
Le conseguenze?
«Imprese e famiglie sul lastrico».
Chi vuole così? Facciamo i nomi.
«Il Mef, innanzi tutto, ministero dell'Economia e delle Finanze, di ora e di prima. E l'ineffabile ministro Vittorio Grilli. Ma anche l'apparato del ministero, la Ragioneria generale, dirigenti e alti funzionari della burocrazia, Agenzie, dipartimenti».
Non ci sono solo i residui passivi.
«C'è ben altro. L'Imu, ad esempio, un'imposta perversa: Monti aveva promesso che, nel 2013, sarebbe rimasta tutta ai Comuni. Ma Grilli, sempre lui, ha appena annunciato che anche nel prossimo anno l'introito andrà in massima parte allo Stato».
Ci fermiamo qua?
«Invece aggiungo il problema della Protezione civile, in capo ai Comuni. Senza risorse, non si può garantire un minimo di tutela contro le calamità naturali».
Ma l'esigenza di tagliare c'è, è imposta dall'Ue, dalla Bce, dalla Germania...
«Un momento.Nessuno dice che non si debba risparmiare. Ma tagliando dove si spende e si spreca di più. Vediamo quali sono i soggetti che incidono di più sul deficit».
Consideriamoli.
«I Comuni per 2 miliardi, le Regioni per 4, le Province per meno di 1, lo Stato per 67! Per tagliare, meglio partire dallo Stato!».
Possibile che non ci siano rimedi?
«I parlamentari non rappresentano nulla e non fanno nulla, al riguardo.
Altrimenti?
«Non ci sono alternative: dimissioni dei sindaci. Con rammarico, ma inevitabili».
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