«Ecco perché sono io l'unico anti casta»

A passare per uno della Casta, lui proprio non ci sta. Eppure da tempo su René Andreani, una vita da radicale, pesa un giudizio basato su quello che egli stesso definisce un «clamoroso falso». E ieri mattina, per farsi giustizia una volta per tutte, si è incatenato in cima a via Venti, con tanto di cartelli al collo per ristabilire la verità. «Dall'11 ottobre del 2007, grazie a una notizia fasulla ripresa da oltre 200 siti e blog, risulto essere la peggiore delle sanguisughe - dice Andreani - infatti fu scritto che io, avendo fatto un solo giorno da parlamentare, percepisco il vitalizio di 24 mila euro all'anno. E ciò non è assolutamente vero, visto che io non l'ho mai riscattato quel vitalizio, pur avendone avuto il diritto». Tutto comincia nel 1984 quando René Andreani viene eletto deputato nelle file dei radicali. «Già da allora decisi di dare un segnale anticasta e antipartitocratico, dimettendomi contestualmente il giorno stesso della mia nomina, per dimostrare a tutti, radicali compresi, che si può fare politica anche senza occupare una poltrona in Parlamento». Andreani si presentò, sì, a Montecitorio, ma solo per rassegnare le dimissioni, e il suo posto fu occupato dal primo dei non eletti.
«In quell'occasione io dimostrai di essere il primo anticasta - dice sconsolato e deciso a ristabilire una volta per tutte la verità - eppure nessun giornale sottolineò il fatto che io me ne andai senza prendere una lira. Poi, a distanza di tempo un articolo mise il mio nome alla berlina dicendo che io prendevo soldi senza aver mai fatto il parlamentare. Ciò che mi fa più male è che anche radio radicale riportò la notizia senza nemmeno interpellarmi, contribuendo a farmi bollare da sanguisuga». Ieri mattina René ha distribuito ai passanti il volantino che ha fatto stampare con il documento della Camera dei Deputati che dice che lui non ha mai percepito alcun vitalizio. «Sperando che basti», dice René, che è certamente un personaggio simpatico e originale con le sue scelte di alimentazione vegana, di digiunoterapia, di amore per la goliardia, ma anche di educazione alla salute intesa come rispetto per le persone, per gli animali e per la natura.
Scelte discutibili in qualche caso, come il rifiuto alla chemioterapia per la cura dei tumori, o la legalizzazione di sostanze proibite, ma sempre portate avanti a viso aperto e con grande attenzione verso gli interlocutori.
Ma essere accomunato tra i protagonisti delle ruberie del nostro Paese, infilato a forza nella lista nera di chi sulla politica ha mangiato a quattro palmenti, no. Questa è una ferita aperta.

E René ricorda ai genovesi che è grazie alla sua battaglia in parlamento (VIII commissione Camera dei Deputato) che il 22 febbraio del 1991 ottiene in fondi per finire le pere di Palazzo Ducale, Villa Pallavicini e Villa Doria a Pegli in occasione delle Colombiane. René ha 74 anni e tanti progetti da portare avanti. I soldi delle querele di chi continuerà a bollarlo come uno della casta serviranno anche a realizzarli.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica