Cronache

Filigrana, dall'antica Grecia agli orafi di Campo Ligure

L'arte della filigrana vanta una secolare e nobile tradizione. Questa lavorazione, già nota nel mondo egeo e in quello orientale, si ottiene attorcigliando tra loro sottili fili d'oro e d'argento poi arricchiti con perline o granelli dello stesso metallo, formando così, gioielli fantasiosi e al tempo stesso, raffinati ed eleganti. Nell'evoluzione della storia del Mediterraneo, tra l'ottavo secolo e il quinto A.C., la tradizione della filigrana si sviluppa in Etruria, e qualche secolo dopo, nell'oreficeria greca, tra il quarto secolo e il terzo a.C., soprattutto a Taranto e in altre località della Magna Grecia, come risulta dai gioielli aurei trovati nelle tombe. «Reperti risalenti al terzo millennio A.C. - spiega Enrico Bongera, Ass. beni culturali ed ambiente di Campo Ligure - sono stati trovati nella regione dell'Ur, l'attuale Irak». Con il passare del tempo e la caduta dell'Impero Romano, questi gioielli vanno in disuso; sarà poi l'oreficeria bizantina e barbarica a riscoprirli e ad esaltarne l'originalità, con nuovi esemplari abbinati a gemme e smalti policromi su lamine auree, creando, anche in questo modo, preziosi gioielli. Esempi di questo nuovo stile si trovano in Irlanda, presso il Irish National Museum di Dublino. Con il Rinascimento la Sardegna scopre la filigrana, nelle città nascono le botteghe dove artigiani ed orafi, divulgano questa l'arte e ne esaltano la bellezza, elaborando gioielli, bottoni, catene e spille di pregio che vengono indossate dalle signore delle classi aristocratiche come ornamento ad indumenti preziosi; poi tra il '700 e l'800 tale usanza si diffonde anche nella classe borghese. Queste gioie vengono usate per chiudere il collo dei corsetti, i polsini delle camicie sia maschili che femminili. È interessante osservare che, a volte, le forme dei gioielli negli abiti da sposa si ispirano a credenze popolari: la forma rigonfia dei bottoni, ad esempio, fa ricordare il seno materno e indica la prosperità e la fertilità, mentre la consistenza del gioiello varia a seconda della zona di provenienza e del ceto sociale dello sposo. La filigrana è conosciuta dai popoli arabi che con i loro commerci esportano e diffondono questi prodotti artigianali in Spagna, dove tra il '600 e l'800 qui vengono elaborati sia oggetti di sfarzo barocco che folcloristici. Con le Crociate e grazie ai proficui commerci dei naviganti genovesi nell'oriente, nel ´300 viene importata a Genova la filigrana, che con il tempo e il paziente lavoro fatto nelle botteghe dei famosi filigranisti, in dialetto «fraveghi», si evolve raggiungendo, nel primo '800 il periodo di maggiore splendore. È doveroso ricordare maestri come Pisano, Barabino, Sommariva, Grasso, Sivelli, De Andreis, Bevegni, Bennati, Barbieri che crearono una concreta realtà artigianale nel genovesato. Ma, alla fine del '800, la città è colpita da una epidemia di colera che mette in ginocchio l'economia: molti artigiani ritornano alla campagna e ai paesi natii, come succede all'estroso maestro Antonio Oliveri, che non potendo raggiungere Genova per lavoro, nell'anno 1884, apre a Campo Ligure, sua città natale, il primo laboratorio-bottega per la lavorazione della filigrana. Il suo coraggio imprenditoriale convince e sprona altri artigiani a cimentarsi in questa attività; ben presto, nella cittadina si contano ben 33 botteghe. Si ha così l´inizio della storia dei filigranisti di Campo Ligure. «Negli anni '60 la filigrana di Campo ligure era la prima attività della cittadina - spiega Giulio Goslino, esperto e conoscitore di questa arte - su 3 mila 500 abitanti, 500 persone lavoravano nel campo della filigrana nelle botteghe a conduzione famigliare, poi piano piano tutto si è ridotto, ma nonostante il passare del tempo e lo sviluppo industriale, i filigranisti di Campo Ligure sono rimasti gli unici eredi e custodi di quest´arte».

Nulla o quasi è mutato negli oltre dieci laboratori della cittadina: questi lavoranti legano l'abilità racchiusa nelle loro mani, alla maestria di una tecnica orafa che si distingue per tradizione e innovazione, capacità unica e alquanto singolare di ogni artista e artigiano ligure.

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