Di fronte alla violenza non si tace e non ci si astiene

Di fronte alla violenza non si tace e non ci si astiene

(...) ma poi vanno a votare - cascano dalle nuvole: «Ma come? Per dare una lezione ai partiti, io sto a casa». Perfetto ragionamento per dare una lezione, ma solo a sè stessi. In perfetto stile Tafazzi, quel personaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo che passava la vita a massacrarsi i cosiddetti.
Chi si astiene, però, rischia di astenersi anche da una scelta di campo durissima contro la violenza. Cerco di spiegarmi: non penso assolutamente che Marco Doria sia un violento, anzi. Tutti coloro che lo conoscono personalmente, me l’hanno descritto come una persona mite e quasi dolce, alieno da qualsiasi modo di rapportarsi con gli altri che non sia educato e lo dicono unanimemente anche coloro che sono stati consiglieri di municipio con lui nel 1978 e a Tursi quando ancora non c’era l’elezione diretta del sindaco. Il problema, semmai, è il fatto che, nonostante nel 1978 facesse già politica, Doria sia considerato ancora «nuovo». Vabbè.
Quindi, dicevo, Doria non è un violento. Ma ci sono elementi della sinistra genovese e addirittura elementi della sinistra genovese che sostiene Doria, quella di un certo mondo legato ad alcuni (non tutti) i centri sociali, che non condannano adeguatamente la violenza. E lo stesso candidato sindaco del centrosinistra, che ama essere silenzioso, sul tema ha sempre preferito passare la mano. Mai una parola, mai un distinguo, mai una condanna. E questo è di un’altra categoria rispetto alle scelte e alle vicende personali. Le critiche politiche sono quelle che fanno più male. E sono quelle su cui ci si misura.
Eppure, nelle ultime settimane, vandali hanno sono entrati nella sede del Pdl; e poi, hanno fatto scritte e provocazioni anche sotto casa del candidato sindaco dei moderati Pierluigi Vinai; e poi, hanno rovinato la sede leghista di Davide Rossi a Sampierdarena; e ancora, hanno insultato una candidata di Liguria Moderata; e di nuovo, sempre a Sampierdarena, hanno cercato di impedire di parlare al candidato del Carroccio Fabio Costa; e di nuovo, in altre parti della città, hanno attaccato altri gazebo di Edoardo Rixi, che corre come sindaco per la Lega; e infine hanno strappato i manifesti di Vinai in via Bertani, a Castelletto.
A parte la vicenda della sede Pdl per cui sono in corso indagini della Digos e su cui credo che sia giusto debba essere la Polizia ad esprimersi, facendo capire se si tratta di un’escalation di violenza o invece di un atto da classificare secondo altre categorie, il minimo comune multiplo e contemporaneamente il massimo comune denominatore di tutte queste vicende è l’intolleranza di un certo tipo di sinistra genovese verso chi non la pensa come loro. E qualche volta addirittura verso chi la pensa come loro, come dimostra l’oscena contestazione di cui è stato vittima Gian Carlo Caselli colpevole solo di voler presentare un libro, che - fra l’altro - non era propriamente l’apologia di Berlusconi.
Anche personalmente, qualche giorno fa, a Priaruggia, proprio di fronte al negozio di due nostri cari amici e lettori, Marco Marchionni e Francesca Gnocchi, stavo aspettando l’autobus quando mi è capitato di assistere a una scena piccola, ma surreale. Passava uno dei camper di Pierluigi Vinai, annunciando la campagna contro l’Imu. E un vecchietto, peraltro ben vestito e pettinato, ha iniziato a inveire contro «i ladroni». Che, purtroppo, non erano quelli che mettono l’Imu sugli anziani negli ospizi e li levano a banche e fondazioni, ma quelli che dicono no alla tassa sulla casa. Solo perchè, a fianco del loro nome, c’è il simbolo del Pdl.
Quello che mi ha colpito, in particolare, non erano le parole. Ma la rabbia, l’odio, gli occhi, lo sguardo di quel signore. Che vedeva non in Vinai, ma addirittura nel suo camper, un nemico fisico da annientare. Fortunatamente per il camper, il semaforo rosso è durato poco ed è potuto ripartire senza gomme forate o serbatoi svuotati dal distinto vecchietto.
Questo il clima. E in questo clima, a sinistra, gli unici che si sono fatti sentire, con una dichiarazione all’agenzia di stampa Ansa di dura condanna al vandalismo nei confronti della sede Pdl e delle scritte sui muri vicino a casa di Vinai, sono stati i segretari regionale e provinciale del Pd Lorenzo Basso e Giovanni Lunardon, e il presidente della Provincia Alessandro Repetto, che su queste vicende è sempre anni luce davanti agli altri e ha messo nero su bianco, su carta intestata della Provincia, la sua solidarietà. Poi, certo, l’ha condita del classico richiamo alla «Costituzione italiana nata dai sacrifici di coloro che nella Resistenza seppero indicare la costruzione di una Italia pacifica e democratica», che «deve continuare ad ispirare il senso di libertà e di civile convivenza». Niente di sbagliato, per carità. Ma la modica quantità di retorica è superata.
Comunque, ce ne fossero di sandrirepetti che dicono queste cose.
Invece, mi piacerebbe sentire una condanna netta di grandi e piccoli vandalismi da parte di Marco Doria.

E glielo chiedo ulteriormente anche alla luce della cortese lettera che ci ha mandato. Ribadendogli che certi silenzi sono assordanti. Soprattutto, da sindaco o da candidato sindaco. Certe battaglie non hanno colore. Non dovrebbero averlo.

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