diPescara-Genoa 2-0, Sampdoria-Udinese 0-2: se Sparta piange Messene non ride. A quota 12 a tre turni dalla fine del girone d'andata fa un freddo cane, ma 17 non concilia l'aria delle Seychelles. A che quota gireranno Ferrara e discepoli dopo aver fatto visita al Catania, ricevuta la Lazio, visitata la Juve? Dove si troverà il Grifo dopo avere ricevuto il Toro, visitato l'Inter, ospitato il Bologna? Quale che sia la risposta, decisivo per le sorti di entrambi risulterà solo il mercato di riparazione. Lo ha ammesso Edoardo Garrone a Telenord: cercheremo due esterni bassi e uno alto per permettere a Ferrara di misurarsi con il competitivo «4-3-3» che gli sta a cuore. Per quello alto - che delusione Estigarribia, al pari del trequartista Juan Antonio! - si guarda a Sansone (Torino) e semmai a Ibarbo (Cagliari). Per quelli bassi, preso atto del fallimento di Castellini, De Silvestri, Poulsen e Renan, il diesse Sensibile, al suo ultimo mercato in blucerchiato (caso Bertani a parte, il suo errore madornale è stato quello di concedere gravosi e prolungati ingaggi-capestro a elementi over 25), dovrà dare il meglio di sé per non lasciare in Corte Lambruschini un ricordo esecrabile.
Contrapponendo l'attuale fallimento tecnico del presidente del Genoa al ricordo dello squadrone che affidato a Gasperini ci fece gustare il calcio più brillante del dopoguerra in salsa rossoblu, un dubbio s'impone: l'Enrico Preziosi egregio mercante di fuochi d'artificio è totalmente privo di orgoglio sportivo o sa molto meno di calcio di quanto venga accreditato? Quella del rutilante periodo caleidoscopico fu sua vera gloria o il maggior merito andava ascritto all'ingegnosa direzione di Gasperini? È solo un caso che, nel dopo Gasp, Preziosi abbia invariabilmente dato l'impressione di pescare a piene mani i nomi di allenatori e giocatori dal sacchetto della tombola, con gravissime conseguenze per la squadra?
Per sostituire in corsa il Gasp, dopo lo sciagurato divorzio causato da sopravvenuto malanimo bilaterale, Preziosi aveva giudiziosamente puntato sull'affidabile Ballardini, che nelle ultime 28 partite della serie A 2010/11 aveva salvato la baracca raccogliendo 40 punti, alla rispettabile media-gara di 1,428. A quel punto iniziò lo sfascio. In ossequio a quale autocastrante prurito il presidente ripescò dal sarcofago Malesani, che peraltro riuscì a raspare 21 punti in 16 partite, tutt'altro che avvilente media-gara di 1,312 (mentre ora, dopo la «sedicesima», si sta a quota 12
)? Eppure c'era di peggio dietro l'angolo: sciaguratamente, via con la serie degli zero virgola aperta da Marino (13 punti in 14 partite, media 0,928) e chiusa dal Malesani di ritorno con 2 punti in 3 partite, media 0,666. Allora ecco De Canio con i suoi 6 punti in 5 partite, media 1,2, e salvezza strappata con le unghie e con i denti sul filo di lana. Per premio ecco la riconferma di mister Gigi e i successivi 9 punti raccolti in 8 partite, media 1,125. Numeri piccoli, ma meglio che niente. Però all'inquieto Preziosi non bastava. E dal cilindro ha cavato Del Neri. Risultato parziale: 8 partite 3 punti frutto di 7 sconfitte e la vittoria di Bergamo, esilarante media-gara di punti 0,375, roba da tuffo in serie B senza paracadute.
Al di là di carenze e doppioni d'organico, infortuni pregressi e in corso d'opera, squalifiche e rogne interne ed esterne d'ogni genere, il fatto è che Gigi Del Neri, talebano del «4-4-2» cui notoriamente occorrono almeno 3 mesi di lavoro per portare la squadra a regime, o lo prendi d'estate e come minimo gli metti a disposizione 4 cavalloni esterni di suo pieno gradimento o non ci pensi proprio. Sicché a questo punto mi sento di dire a Preziosi: ormai resti ai primi danni, e pazienza se copiosi.
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