Non lo ha mai fatto, ma lo era davvero. Un grande maestro, vero professore della materia. Un giornalista, un cronista che si poteva solo ammirare. Da invidiare per la prontezza, la padronanza di linguaggio e il modo di spiegarti le partite che sembrava quasi di essere in campo insieme ai giocatori. Alfredo Provenzali è morto a Genova nella prima mattina del 13 luglio, proprio nel giorno del suo 78esimo compleanno. Si è spento dopo una breve malattia e, forse, in maniera inaspettata se si pensa che nemmeno due mesi fa era ancora lì, al timone di Tutto il calcio minuto per minuto, trasmissione per la quale ha lavorato dal 1966 e che dal 1992 conduceva.
Ma Alfredo Provenzali era soprattutto un genovese, cresciuto a Sampierdarena, tifoso della Sampdoria e amante della pallanuoto. «Un uomo cresciuto con i valori di un tempo, abbiamo fatto una vita simile: prima lo studio, poi il lavoro, quindi la famiglia - racconta Vittorio Sirianni che frequentava Provenzali dagli anni dell'università -. Era una persona riservata e scrupolosa che ha avuto la fortuna di vivere nella nostra generazione, quella che si è impegnata e ha visto crescere un'Italia sana».
Se ne va dopo Enrico Ameri, Sandro Ciotti e Roberto Bortoluzzi colleghi di sempre a Tutto il calcio minuto per minuto quasi a chiudere un arco generazionale e lasciando tanti colleghi orfani di un punto di riferimento, soprattutto nella sede Rai di Genova dove persone come Emanuele Dotto e Paolo Paganini lo piangono: «Quando ho cominciato a lavorare ho avuto la fortuna di avere la mia scrivania al fianco della sua - spiega Paganini -. Era riservato ma se chiedevi qualcosa era sempre pronto a darti un consiglio, l'imbeccata giusta».
«Non perdo solo un amico ma anche un maestro - lo ricorda Gianni Vasino, ex giornalista Rai volto storico di Novantesimo minuto -. Alfredo aveva una voce riconoscibilissima ma aveva anche un altro vantaggio, in pochi secondio riusciva a descrivere un'azione di gioco come nessun altro è riuscito a fare». Provenzali, tifoso blucerchiato «che quando parlava della Samp cercava sempre la critica perché gli voleva troppo bene» prosegue Vasino. La società lo ricorda come «voce di tutti, voce blucerchiata», ma il grande attestato di stima gli viene tributato dai tifosi del Genoa sul «Muro dei Grifoni» con tanti messaggi che ne celebrano la grande professionalità.
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