(...) Una bandiera tricolore. Un altoparlante da comizi vecchio stile. Due seggioline. Fa freddo. C'è tramontana. Giorgio Lucifora (76 anni) e Giuliana Valle (88 anni) vorrebbero restarci seduti «fino a domattina perché Salvatore e Massimiliano sono nostri figli». La gente si ferma e firma di cuore. Quelli gli danno i «volantini» fotocopiati dalla pagina 3 de Il Giornale. L'immagine, fiera e dignitosa, è dei volti in divisa di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Il titolo è semplice: «Riportiamoli a casa. Firma anche tu!». L'appello è del nostro quotidiano. L'iniziativa della raccolta firme è del capogruppo regionale Matteo Rosso e del responsabile sicurezza Pdl Gianni Plinio. Giuliana accarezza la mano di una studentessa. Bionda e carina. Zainetto sulle spalle. Spegne l'I Pod. Si toglie le cuffiette dalle orecchie. «Firma anche tu! Lo puoi fare. È una petizione». E via via così. Tutti in coda. Solidarietà e moderazione, ma anche rabbia per chi sputa dove mangia e getta fango su chi salva delle vite.
«Il governo Monti si è mosso in ritardo, con poca autorevolezza, ma sta cercando di rimediare il fallimento del ministro Terzi - spiega nonno Giorgio stringendo i pugni -. Invece la comunista Giuliana Sgrena, che deve la vita al nostro eroico ragazzo in missione all'estero, si è schierata contro i nostri militari in servizio all'estero. I marò erano lì soltanto per difendere le vite dei nostri connazionali, lavoratori marittimi che in quell'area sono spesso attaccati da pericolosi pirati. Facevano il loro dovere, come chi, rimettendoci la vita, ha salvato la sua vita senza pensarci un attimo, nè chiedere nulla in cambio. A gente ingrata come la signora Sgrena, dovrebbero revocare la cittadinanza italiana per tradimento e spedirla a vivere in India, a Cuba o in Corea del Nord. In Italia di quelle come lei non sappiamo che farcene. È una vergogna inaccettabile».
Siamo tutti nonno Giorgio.
E sono da poco passate le 16,30. Arriva il candidato sindaco di Genova del Pdl: «Ho deciso di dedicare una parte del mio tempo alla raccolta di firme a sostegno della liberazione dei marò, perché davanti a un'ingiustizia internazionale, non possiamo non far sentire la nostra voce. Quella della libertà e del rispetto delle regole. Siamo tutti vicini a Salvatore e Massimiliano, alle loro famiglie e ai nostri soldati che con abnegazione e professionalità fanno da sempre il loro dovere sul suolo nazionale, come all'estero».
«Avevamo invitato pure gli altri candidati sindaci, per un'iniziativa bipartisan, ma non si è fatto vedere nessuno - dicono Rosso e Plinio - anche Marta Vincenzi non ha voluto partecipare, né esporre a Tursi il poster con l'appello per la liberazione dei marò. È un comportamento censurabile, che copia quello dellestremista Pisapìa e della sua brutta fotocopia genovese ovvero di Marco Doria. Intorno al banchetto non abbiamo messo bandiere del Pdl, ma c'è soltanto quella tricolore. Speravamo che intervenissero anche esponenti politici di altri partiti e soprattutto i candidati sindaco. Purtroppo Vincenzi non ha fatto come Alemanno a Roma, che ha esposto al Campidoglio la foto dei nostri marò».
La compagna Ipazia tace e festeggia da sola l'otto marzo, dopo la batosta ricevuta dai compagni «maschilisti» alle primarie. Il presidente della regione Burlando sui marò non si pronuncia. Il presidente della provincia Repetto invece annuncia un'apertura a favore dell'appello in sostegno dei militari: «Se il vice capogruppo Pdl Bianchini ha depositato un'interpellanza per appendere il manifesto a favore della liberazione dei marò - spiega Repetto - sottoporrò l'iniziativa al consiglio provinciale, che deciderà nel merito. Personalmente sono favorevole a dare il massimo sostegno ai nostri ragazzi in missione all'estero».
«È doveroso sollecitare e tenere alta l'attenzione - aggiunge il senatore Giorgio Bornacin - si tratta di un fatto pericoloso ed eclatante, perché è stato violato il diritto internazionale. Il prestigio dell'Italia non lo si conquista soltanto riducendo lo spread con i bund tedeschi. Il ministro Terzi si è attivato in ritardo. L'appello del presidente Napolitano a non creare frizioni con l'India è stato del tutto fuori luogo, perché a creare frizioni con l'Italia e l'Occidente è stata proprio l'India che ha vìolato i trattati con l'Occidente».
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