Genova scambia l'Ecuador per la Colombia e la bandiera non c'èIn piazza delle Americhe manca un vessillo nazionale

Qualcosa non funziona. Quando vengono presentati i rapporti statistici, la comunità ecuadoriana risulta sempre la più numerosa presente a Genova, le autorità non risparmiano annunci di collaborazione e di amicizia, in questi giorni in tutta la città si sprecano manifesti elettorali per il rinnovo del parlamento di Quito. Eppure in «piazza delle Americhe» Genova mette tutte le bandiere in bella vista, dimenticandosi quella dell'Ecuador.
I pennoni, d'altra parte, sono tutti occupati. Non vale neppure la scusa che proprio il drappo tricolore si è strappato all'improvviso e il Comune è in attesa di sostituirlo. E allora dove sta l'inghippo? Ha sbagliato in partenza l'architetto a valutare il numero delle bandiere da esporre? Macché, i conti erano tutti giusti. Ma qualcuno ha fatto qualcosa di molto peggio: ha messo due volte la bandiera della Colombia. Che sembra uguale a quella dell'Ecuador. Almeno, a prima svista. Perché è un po' come se quando risuona l'inno di Mameli, sul pennone più alto salisse il drappo del Messico. Qualche italiano potrebbe a buona ragione dover frenare i propri istinti davanti alla tv. Genova ha fatto la stessa cosa. Perché è vero che Ecuador e Colombia hanno gli stessi colori (il giallo, il rosso e il blu a fascioni orizzontali) ma nel vessillo dell'Ecuador c'è uno stemma al centro, ricco di significati (dall'aquila, al sole, ai segni zodiacali, alle Ande, fino ad arrivare addirittura a un fascio con tanto di ascia). In quei simboli c'è tutta la storia del Paese e i valori che i cittadini ecuadoriani danno a questi elementi. Soprattutto c'è la differenza con la Colombia. Una figuraccia del genere, con un clamoroso scambio di bandiere, l'avevano fatta gli organizzatori dei giochi olimpici di Londra, facendo entrare in campo la formazione di calcio femminile della Corea del Nord, accompagnata dalla bandiera della Corea del Sud. Un affronto che aveva spinto le atlete a ritirarsi e a giocare il match solo dopo 45 minuti di ritardo e di scuse formali in mondovisione.
Ora tocca al Comune trovare la scusa giusta per questa svista.

Meglio premettere che almeno una non è utilizzabile: in Ecuador effettivamente esiste un tricolore senza stemma, ma è solo la bandiera di uso «civile», non quella che rappresenta lo stato. Piuttosto meglio dire che gli ecuadoriani a Genova sono talmente tanti che il Comune non li considera neppure più stranieri.

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