Il giorno dopo il giorno della rivoluzione (moderata)

Il giorno dopo il giorno della rivoluzione (moderata)

(...) Ora siamo al passaggio dalla pars destruens alla pars costruens.
Attenti, non è necessario essere laureati in latino o aver letto l’opera omnia di Francesco Bacone per iniziare questo lavoro, ma molto più semplicemente aver ascoltato con attenzione gli interventi dell’altra sera. Ovviamente alcuni li condivido in toto, alcuni in parte, alcuni per nulla, ma tutti sono stati contraddistinti dall’uscita di un linguaggio solo per addetti ai livori (sì, sì livori, non è un lapsus) e dalla volontà di costruire.
E, per costruire, occorre far sì che la manifestazione non sia un’una tantum - e ora la smetto, visto che siamo alla sesta espressione latina - ma che in qualche modo diventi un appuntamento fisso. Magari qualche volta in versione maxi come lunedì sera, magari altre volte con una platea ristretta, come una sorta di forum permanente per elaborare idee e proposte. Che, come l’altra sera, partano dal basso. Dagli elettori e dai lettori. Non dai maggiorenti.
Eppure, a proposito dei maggiorenti, devo spezzare una lancia a favore di chi, pur rischiando di essere sommerso dai fischi, ci ha messo la faccia ed ha rischiato per venire ad ascoltare e non a parlare al Teatro della Gioventù. Sapendo che, comunque, un ricambio generazionale e politico è indispensabile. Vedere Michele Scandroglio (ottimo l’intervento di oggi sui disabili), Roberto Cassinelli, Giorgio Bornacin e Sandro Biasotti (ed era assente giustificato Gigi Grillo, impegnato nel processo in cui è stato assolto) stare in piedi ad ascoltare, fa loro onore. E, se su Cassinelli non abbiamo mai avuto dubbi, mi fa enorme piacere il ripensamento da parte di Biasotti, partito da un’intervista oggettivamente poco simpatica sulla manifestazione e arrivato a un riconoscimento della forza di un popolo, capendo che è lo stesso che si era entusiasmato per lui dodici anni fa. Stessa storia per i consiglieri regionali: Roberto Bagnasco ha aderito subito, Aldo Siri anche, ma pure la presenza di Lorenzo Pellerano e quella di Alessio Saso e di Gino Morgillo, che ha scritto su queste colonne cosa non lo convinceva dell’incontro, ha aiutato tutti a capire meglio le cose. E si potrebbe continuare, dal candidato sindaco Pierluigi Vinai, al gruppo Pdl in Comune al completo, ad alcuni leghisti, a consiglieri di mezza Liguria. Che, quando sono appassionati come Patrizia Altobelli di Sant’Olcese, riconciliano con la politica. E poi, i giovani, gli Enrico Bocca, i Luca Mazzolino e tanti altri, esaltati da un intervento come quello di Andrea Cambiaso, il cui rinvio del viaggio in Oriente è una delle più belle notizie della serata. Perchè ha esaltato la platea. Insomma, per farla breve. I posti in piedi del teatro di via Cesarea, sono quelli per il paradiso, come in un film di Carlo Verdone. Ma quel paradiso è il paradiso dei popolari e dei liberali, della gente perbene che, finalmente, torna protagonista. Con numeri e una forza certamente inattesi, almeno in queste proporzioni, ma proprio per questo riconosciuti con correttezza da tutti: dal tg regionale di Eliana Miraglia, da Mario Paternostro e Nur El Gawohari con Shangai su Primocanale, da Davide Lentini su Radio Babboleo, da Vincenzo Galiano sul Secolo XIX, da Ava Zunino su La Repubblica-Il lavoro, da Pietro Roth sul Corriere Mercantile. E li ringraziamo pubblicamente.
Dopo lunedì sera, niente sarà più come prima.

E, forse, Genova e la Liguria possono davvero avere una speranza di cambiamento. Soprattutto, abbiamo rivisto tante facce che si erano disamorate della politica, di questa politica.
Bello spettacolo su quel palco e soprattutto in quella platea. Bravi. Bis.

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