Ho appena finito di leggere il libro di Ernst Kantorowicz Federico II Imperatore. «Stupor mundi» fu detto da contemporanei Federico II di Svevia, secolo XII, l'unico degli imperatori germanici del medioevo, insieme al Barbarossa, che occupi un posto riconosciuto nella nostra storia. Subito ci rimanda a immagini evidentissime: la disfatta inflittagli nel 1248 dai popolani di Parma, gli splendori della corte di Sicilia, consacrati dalla lirica della «prima scuola» di cui il sovrano medesimo era mecenate; i castelli di Puglia, gli arcieri musulmani, le donne dell'harem, il più ricco che ci resti in materia. Immagini romantiche però, e confluenti verso un'interpretazione convenzionale che confina Federico in una luce araldica di crepuscolo. Per chiudere con la sua figura un conflitto secolare tra impero e chiesa e inaugurare invece il decollo della civiltà borghese mercantile culminante nel Rinascimento. L'opera di Kantorowicz rimuove ogni luogo comune. Qui l'imperatore non è segnacolo di una fase storica schematizzata, ma si muove all'interno di un complicato gioco d'azioni e di reazioni. Di lui viene rivelata duplice e sconcertante l'anima insieme feudale e «illuminata»: il senso feroce del potere e lo scetticismo che a esso poneva di continuo un limite invalicabile. Ma Kantorowicz non fa della psicologia. Riesce nel compito propostosi perché mantiene l'opportuno equilibrio tra il riconoscimento del ruolo personale di Federico come fabbricatore di storia e l'imponente materiale documentario - qui riportato per la prima volta nella sua integrità - dell'ambiente sociale e culturale, da Lubecca alla Palestina, che influì su quell'operato. Quella dello storico tedesco, si è imposta così come una lezione di metodo che ha condizionato la storiografia contemporanea.
Federico II si cautelava della fedeltà dei suoi funzionari a cui aveva affidato pieni poteri facendo loro obbligo di avere in distretti altri da quelli di loro competenza beni o congiunti sui quali l'imperatore potesse rivalersi in caso di mancata fedeltà del dipendente. Federico II fu un vero anticristo. Poco più che ventenne venne proclamato imperatore, sull'altare c'era la corona d'oro, ma Federico non volle alla cerimonia né vescovi né cardinali. Così salito all'altare si prese la corona aurea e si incoronò da solo (così come fece Napoleone Bonaparte sei secoli dopo). Nel 1200 nell'Italia vi abitavano 2 milioni e 800 mila succubi dell'imperatore tedesco così tra feudi signorili, tasse di Federico II, proprietà della Chiesa, i servi della gleba erano continuamente sottoposti in una ossessionante pressione fiscale! L'imperatore tedesco con gli italiani si comportò come un vero succhia sangue con le gabelle e molti morirono (se non pagavano) impiccati, bastonati. Monti 9 mesi or sono disse che migliorava l'Italia... Ma siamo caduti nella recessione più nera.
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