I candidati che dimenticano i loro sindaci

I candidati che dimenticano i loro sindaci

(...) Il Pd è il partito più attaccato. I «ragazzi» fanno anche i nomi dei democratici in lista che meritano di essere messi al bando. I complimenti li tengono solo per «la proposta di Marco Doria, soprattutto perché estraneo alla politica e ai suoi meccanismi, e per il programma che appare serio». Ovviamente dimenticando quando dalla politica ottiene posti nei consigli di amministrazione. Bordate a Di Pietro e poi tante coccole al Psi «estromesso dal potere in tutta Italia», a Sinistra Ecologia e Libertà, una «buona alternativa alla sinistra del Pd». Una dichiarazione d’amore è per la Lista Marco Doria, «lista pilota formata da Marco Doria, anche qui sono tutte persone estranee alla politica, molti sono giovani e rappresentanti dei comitati cittadini».
Inutile riportare tutte le critiche ai candidati antagonisti a Doria. Nessuno si salva. Ma la cosa clamorosa è proprio la guerra aperta tra il candidato sindaco e il Pd. Una guerra dichiarata persino a livello di segreteria nazionale del principale partito della coalizione. Nella lettera lunga due facciate che Pierluigi Bersani ha mandato in questi giorni a tutti i genovesi non c’è una sola riga dedicata a Marco Doria. Il suo nome non compare mai in tutta la missiva che chiede il voto solo per il Pd. I candidati consiglieri si allineano volentieri. Le mail inviate da Michela Tassistro, votatissima 5 anni fa e volto emergente del partito, parlano di qualsiasi cosa, citano le attività svolte, l’impegno della candidata per farsi rieleggere, ma non fanno alcun riferimento al voto per Doria. Luca Parodi non è in lista, ma sta facendo campagna per un’amica che «conosce dai tempi del liceo» e che si sente «di duggerire ad amici e conoscenti». Pur parlando di «elezioni del sindaco di Genova», mette in bell’evidenza con caratteri grandi e colorati il Pd, ma evita accuratamente di citare Doria.
Così fan tutti? Beh, qualcuno in effetti sì, anche nel campo avverso. Il caso più clamoroso è forse quello di Sandro Biasotti, deputato Pdl e «vicinissimo» al coordinatore cittadino Gianni Barci da lui indicato. In questi giorni sta sostenendo la corsa a consigliere di Lilli Lauro. Scelta sacrosanta, se non fosse che né sulle mail, né sul suo profilo facebook, Biasotti si ricorda mai di dire di votare Vinai e sul fac simile di scheda evita di tracciare una croce anche sul nome del sindaco. Amnesia ampiamente recuperata ieri dal palco di piazza Piccapietra. Il paradosso è quello di Massimo Alfieri, che si candida per la sala rossa di Tursi nella lista di Enrico Musso. In una mail chiede il voto per sé, poi avvisa: «Per quanto concerne il candidato sindaco, invece dovete segnare con una croce il vostro candidato preferito (è previsto infatti il voto disgiunto). Il mio è ovviamente Enrico Musso». Ma chissenefrega se voterete qualcun altro, voleva aggiungere? A «riparare» per eccesso questa gaffe, ci pensa invece Kerlim Benavides, la bella costaricana checorre per il Municipio Levante.

Sui suoi volantini, in uno zelante slancio in favore del suo punto di riferimento politico, annuncia: «Votandomi sosterrai l’elezione di Enrico Musso sindaco». Primo esempio di voto «congiunto», tra sindaco e candidato al Municipio.

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